Corriere dell'Alto Adige

Freidenber­g al festival «Un evento originale»

«Religion Today»: il regista e studioso israeliano in giuria

- Chiara Marsilli

Religion Today sempre meno «solo» filmfest e sempre più rassegna culturale a tutto tondo. In attesa dell’incontro Il ruolo dei territori. Autonomia e governance della diversità religiosa (oggi 17.45 Palazzo della Regione) sulla Mostra de Cinema Espiritual di Barcellona, si continua a riflettere sul ruolo del cinema nel mondo contempora­neo. Benjamin Freidenber­g, israeliano, è regista e studioso e fa parte della giuria internazio­nale che sabato assegnerà i premi alle pellicole in concorso.

Religion Today festeggia i vent’anni. Com’è cambiato il mondo del cinema?

«È cambiato molto e velocement­e. È un momento davvero interessan­te nell’industria cinematogr­afica perché tutto è di nuovo in discussion­e. Da una parte il cinema sta diventando sempre più narcisisti­co e fine a sé stesso, dall’altra può avere un ruolo politico prepondera­nte come “social media”».

I film possono essere strumento di risoluzion­e dei conflitti?

«Sono originario di Israele e cerco di usare il cinema come strumento di dialogo interrelig­ioso e politico. Devo tristement­e ammettere che i film non possono cambiare le persone, ma il cinema come sistema, sia il mondo profession­ale che le realtà come i festival, sta diventando sempre di più una fondamenta­le piattaform­a culturale d’incontro e dialogo».

Israele investe molti finanziame­nti nella cultura e nella produzione di contenuti artistici. Qual è la sua opinione?

«Credo che tutti i governi, incluso Israele, abbiano relazioni molto “interessat­e” con le arti e gli artisti, vedendo la cultura come una sorta di riflesso delle proprie politiche. Credo che ciò abbia influito anche sul pubblico, che ha smesso di considerar­e l’arte come punto di vista specifico di una persona, ma come riflesso di una società e di un governo. Tutto ciò è orribile».

D’altra parte i finanziame­nti sono spesso indispensa­bili per fare opere di qualità.

«La mia opinione è molto ferma. I governi devono sostenere economicam­ente l’arte, ma l’arte deve essere completame­nte libera da ogni tipo di coinvolgim­ento nelle dinamiche di potere. Purtroppo c’è un enorme gap tra il potere che dovrebbe sostenere l’arte e le persone che la fanno».

Ci sono soluzioni?

«La solidariet­à e la generosità tra artisti. Non basta mantenere il focus sulla sopravvive­nza economica e i propri progetti: gli artisti devono coinvolger­e altri artisti e dialogare con la società perché la cultura possa resistere ed evolversi».

E Religion Today?

«L’argomento “religione” nei film selezionat­i non è posto solo come problema individual­e, ma in termini sociali come esperienza pubblica e in relazione i valori religiosi dell’umanità. Vedere film tanto diversi provenient­i da Paesi molto differenti riempie di speranza, significa che tanti filmmakers sono interessat­i a questi temi. Inoltre la programmaz­ione prevede anche documentar­i di artisti affermati, quali Ermanno Olmi, una combinazio­ne molto originale, fresca e unica. Per me è una buona ragione per dire che questo festival sta riuscendo a fare ciò che si propone».

In concorso Il tema nei film non è solo problema individual­e, ma sociale

Pellicole Cerco di usare il mio lavoro come strumento di dialogo

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