Violenze domestiche Più uomini si curano
Bilancio quinquennale del «Training». Alto Adige nel cuore-Fdi: leggi da aggiornare
Aumentano gli uomini che si rivolgono al Consultorio della Caritas per «farsi aiutare» dopo che sono stati protagonisti di episodi di violenza domestica. Dal 2011 al 2016 sono stati 169 quelli coinvolti nel progetto «Training anti-violenza» sostenuto dalla Provincia. Di questi, 84 sono stati inseriti nel training di gruppo e 37 lo hanno concluso regolarmente. Questi i dati emersi dalla risposta dell’assessora Stocker a una risposta di Alessandro Urzì: «Occorre diffondere questo modello».
BOLZANO Dal 2011 al 2016 sono stati 169 gli uomini, autori di violenza domestica, che hanno contattato il Consultorio per uomini della Caritas per il progetto «Training anti-violenza» sostenuto dalla Provincia che ha l’obiettivo principale di aiutare gli uomini a cambiare il proprio comportamento violento. Di questi, 84 sono stati inseriti nel training di gruppo e 37 lo hanno concluso regolarmente.
Sull’altro fronte, quello delle vittime, emerge che ben 561 donne nel 2015 si sono rivolte ai centri antiviolenza e 107, accompagnate da 130 bambini, sono state ospitate nelle strutture protette.
Sono stati invece, sempre nel 2015, 310 i minori seguiti dall’area socio-economico pedagogica di base dei distretti sociali a livello provinciale presi in carico anche per una situazione di violenza, o comunque collegabile a forme di abuso.
Secondo i dati aggiornati al 31 dicembre 2015 i minori accolti in strutture per minori in Provincia sono stati 138, altri 50 sono stati accolti fuori provincia, 113 i minori in affidamento a tempo pieno di cui 57 in affidamento etero familiare e quasi lo stesso numero in affidamento parentale inclusi i nonni. Otto minori sono stati affidati a tempo pieno a famiglie fuori provincia.
Forse il dato più sconvolgente riguarda però non chi denuncia ma chi tace pur essendo a conoscenza degli abusi o addirittura subendoli: si stima che sia intorno al 80-90% la percentuale del cosiddetto «sommerso», ovvero di chi subisce senza denunciare.
Questi i dati emersi dalla risposta dell’assessora Martha Stocker a una risposta di Alessandro Urzì (Alto Adige nel cuore).
Proprio in risposta a questi dati va l’azione congiunta, presentata ieri in conferenza stampa, dallo stesso consigliere Urzì a livello provinciale e di Marco Galateo (Fratelli d’Italia) a livello nazionale tramite Giorgia Meloni.
«Presenteremo un documento di voto per chiedere che la Provincia chieda al Parlamento di emanare una legge nazionale perché gli uomini autori di violenza siano obbligati a sostenere un percorso rieducativo, come il Training anti-violenza, che al momento non c’è — dichiara Urzì — il tema è quanto mai delicato e i dati emersi fanno accapponare la pelle. Si tratta di creare maggiormente una cultura contraria alla violenza. Una vittima di violenza in molti casi diventa a sua volta una persona violenta. Dobbiamo impegnarci nella prevenzione».
Da parte sua, Marco Galateo spiega la proposta di disegno di legge a favore della protezione delle vittime: «Si tratta di una proposta sostenuta da una raccolta firme. Si chiede che le vittime vengano informate nel caso che il loro aggressore torni in libertà o per scarcerazione preventiva o per permessi premio, anche se bisognerebbe aprire una parentesi sul fatto che per certi reati ci siano dei permessi premio. Si tratta di una misura importante perché nella stragrande maggioranza dei casi gli aggressori, una volta liberi, tendono a cercare nuovamente le loro vittime perché in molti casi c’erano legami molto forti», conclude Galateo.
Il «sommerso» La percentuale di donne che subiscono abusi senza denunciare resta dell’80-90 per cento