Il Novecento musicale secondo Volmer Haydn memorabile con Verklärte Nacht
C’era una intensa e fervida attesa, da parte del pubblico della Haydn, per i concerti dell’altra sera a Bolzano e di ieri a Trento. L’orchestra regionale e il suo direttore principale Arvo Volmer avrebbero, infatti, affrontato tre «colonne d’Ercole» interpretative: il confronto, mai semplice, con un musicista solista (Alexey Stadler al violoncello, in questo caso), per prima.
Poi, la Sinfonietta in la maggiore, opera 5\48 di Prokof’ev, seguita dalle Variazioni su un tema rococò per violoncello e orchestra, op. 33 di Cajkovskij. E, infine, quella Verklärte Nacht, opera 4 di Schönberg della quale il direttore aveva scelto, con un coraggio che dobbiamo riconoscergli subito, la versione per orchestra d’archi del 1917, anziché quella rivista nel 1943.
Coraggio premiato e apprezzato, quello di Arvo Volmer, al quale si è aggiunto il piglio esecutivo dell’intera orchestra nell’intero programma. Ma, certo, una Verklärte Nacht, opera 4 di Schönberg come quella ascoltata a Bolzano e a Trento con la Haydn è cosa che resta, che appassiona e dal rigore che sarà ben difficile dimenticare.
L’intera serata, dedicata comunque soprattutto a due colossi della scrittura musicale russa (riletta da un estone come Volmer, dunque filtrata ma non stravolta) ha convinto e a tratti persino turbato il pubblico.
D’altro canto, chi cerca musica «rassicurante» o di facile ascolto, da sempre non si rivolge alla Haydn. Lo ha ben compreso anche Alxey Stadler, che ha suonato con leggiadria e tecnica insieme.
Schönberg compose il suo Sestetto d’archi nell’autunno del 1899, a venticinque anni. Una Verklärte Nacht che lo avrebbe confortato certo, ma anche costretto ad un sano straniamento nella stesura delle successive versioni.
Arvo Volmer lo ha capito perfettamente. E per lui e per l’orchestra sono risuonati a Bolzano battimano prolungati e intensi.