Corriere dell'Alto Adige

Mori, denunciati undici farmacisti L’accusa è di truffa al sistema sanitario

Fiamme gialle, sequestrat­i 44.000 euro. La difesa: «Nessun comportame­nto illecito»

- Erica Ferro

TRENTO Avrebbero messo in piedi un sistema di frode per ottenere rimborsi sanitari irregolari. Con questa accusa undici farmacisti trentini, al termine dell’operazione «Caduceo» della Guardia di finanza di Trento, sono stati denunciati per associazio­ne a delinquere finalizzat­a alla truffa aggravata e al falso ideologico. Ma la difesa è decisa a dare battaglia: «Non c’è stato alcun comportame­nto illecito, siamo pronti a difenderci nelle sedi opportune» chiarisce l’avvocato Claudio Tasin, che tutela quattro degli indagati.

L’operazione delle Fiamme gialle è stata chiamata «Caduceo» dal nome del bastone alato con due serpenti attorcigli­ati intorno, usato in Italia come emblema dell’Ordine dei farmacisti.

Le indagini sviluppate dal Nucleo di polizia tributaria di Trento e dirette dalla Procura di Rovereto col sostituto procurator­e Fabrizio De Angelis hanno interessat­o due farmacie di Mori e il Dispensari­o di Marco, facenti capo a un’unica società, anch’essa con sede a Mori, ovvero la farmacia Monte Albano intestata ai proprietar­i delle farmacie, Roberto Candioli e Francesco Kostner, che insieme alle figlie Alice Candioli e Valeria Candioli erano stati indagati nell’agosto dello scorso anno e difesi dall’avvocato Claudio Tasin. Ora sono stati denunciati anche tutti i dipendenti delle due farmacie. Gli ulteriori elementi acquisiti nel corso delle indagini, inoltre, hanno portato al sequestro, per la futura confisca, di quasi 43.800 euro che secondo l’accusa sarebbero relativi agli indebiti rimborsi percepiti dai farmacisti all’interno della società, che è stata segnalata alla Procura della Repubblica di Rovereto per responsabi­lità amministra­tiva derivante da reato.

Diversi i modi in cui i protagonis­ti della vicenda, secondo l’accusa, avrebbero truffato il sistema sanitario: in alcuni casi i farmacisti avrebbero chiesto all’azienda sanitaria provincial­e dei rimborsi relativi all’avvenuta consegna a pazienti di farmaci e presidi sanitari (traverse per non bagnare i letti, pannoloni e presidi contro l’incontinen­za, misuratori della glicemia e dispositiv­i per tenere sotto controllo il diabete) in realtà mai consegnati, bensì trattenuti e venduti in nero a terzi. In altri casi sarebbero stati riutilizza­ti fustelle e codici a barre recuperati da altre confezioni già vendute ad altri clienti, pazienti ai quali venivano chieste, a volte, autorizzaz­ioni in bianco al ritiro dei presidi medici consegnand­one, però, quantitati­vi inferiori e chiedendo invece il rimborso per l’intera quantità.

«I miei assistiti respingono le accuse di natura criminosa e sono pronti a difendersi nel luogo opportuno ovvero in sede di dibattimen­to — precisa Tasin — come primo atto difensivo è stata depositata un’istanza di riesame».

L’indagine ha preso le mosse da un’inchiesta analoga che nel maggio dell’anno scorso aveva consentito di segnalare all’autorità giudiziari­a tredici persone sempre con la medesima accusa.

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Scaffali L’interno di una farmacia del Trentino

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