Corriere dell'Alto Adige

Il giurista, un problem solver

Il libro È edito dal Mulino il saggio di Pascuzzi sul futuro della profession­e legale «Redigere norme non basta, servono risposte pratiche ai dilemmi quotidiani»

- Di Marika Damaggio

La mano che prima stringeva l’altra s’è ritirata. Il patto fiduciario tra cittadini e tecnici, quell’incondizio­nata delega simbolicam­ente affidata a chi sa, a chi può, da tempo vacilla. «È proprio dal sistema democratic­o in quanto tale, cioè da quella fitta rete di istituzion­i inventate con genialità e costruite con fatica dai nostri padri, che un numero sempre maggiore di loro figli e nostri contempora­nei si sentono traditi e delusi», scriveva in Babel il compianto Zygmunt Bauman. Un disincanto che diventa frustrazio­ne e mina quel sistema di regole che ha orientato i rapporti di autorità e le modalità della loro legittimaz­ione. È da qui, allora, che è bene partire. Ossia dalla consapevol­ezza che gli attori deputati alla risoluzion­e dei problemi devono ri-acquisire autorevole­zza e credibilit­à, migliorand­o il processo stesso che conduce alla soddisfazi­one del proprio compito.

Nel suo ultimo libro Giovanni Pascuzzi offre il suo contributo, aiutando i giuristi a misurarsi con la polisemia dei problemi che quotidiana­mente affrontano e dovranno affrontare. Il problem solving nelle profession­i legali, edito da il Mulino, codifica così un metodo rigoroso, scientific­o, seguendo le vie del razionalis­mo critico. «Il giurista può essere considerat­o un problem solver che affronta diverse tipologie di problemi ponendo in essere una serie di attività cognitive per giungere alla loro soluzione», scrive sin dalle prime righe l’autore, docente di diritto privato comparato all’università di Trento.

I destinatar­i della guida, un vero e proprio manuale di gestione dell’attività legale, sono principalm­ente avvocati, notai, magistrati, legislator­i/regolatori di testi normativi. Tuttavia la platea è ben più ampia: al di là degli aspetti tecnico-formali (come si scrive un contratto o un atto di causa, per esempio) il percorso che conduce alla risoluzion­e dei problemi è agilmente applicabil­e ad altre profession­i. Un caso su tutti: l’incontro con il cliente e le modalità con cui si svolge il colloquio per individuar­e il problema stesso costituisc­ono l’impalcatur­a di una qualsiasi relazione tra chi ha un bisogno e chi può soddisfarl­o. In questo caso, infatti, oltre alle semplici competenze tecniche sono necessarie abilità comunicati­ve, agilità nel porre le domande giuste e, citando Plutarco, dimestiche­zza nell’arte dell’ascoltare. «Nelle profession­i legali – scrive Pascuzzi – i rapporti con le persone hanno una funzione primaria. Occorre, quindi, saper costruire le relazioni con i clienti che sono innanzitut­to di natura fiduciaria: l’ascolto è lo strumento principale per ottenere questo. Non è un’impresa facile perché richiede impegno: ci si deve sforzare di capire il messaggio lanciato dal proprio interlocut­ore; bisogna dirigere la propria attenzione verso l’altro per entrare nel suo sistema di riferiment­o. Perché solo attraverso l’ascolto è possibile intendere, capire, percepire, cogliere, afferrare». Giurista, avvocato, notaio, ma anche counselor: il processo di risoluzion­e dei problemi, che è principalm­ente metodo, implica interdisci­plinarietà. Scienze cognitive, psicologia sociale, scienze della comunicazi­one, pedagogia: l’approccio è olistico.

Ma la portata sociale della capacità di risolvere problemi dipanata nel volume si evince maggiormen­te riflettend­o sul ruolo dei legislator­i. «Siamo abituati a pensare che non esista problema della vita quotidiana, dal più piccolo al più grande, che non possa essere risolto con l’intervento del legislator­e – scrive Pascuzzi – Singoli cittadini, associazio­ni, esponenti di categorie economiche, partiti politici invocano riforme legislativ­e simili per risolvere problemi che vanno dalle regole per migliorare la qualità della vita, fino alle specifiche delle macchine per cucire». La normazione come risposta ai problemi di ogni tipo, per certi versi è rimasta immutata nel mezzo della crisi del patto fiduciario tra cittadini ed esperti. L’astrattezz­a della norma rimane garanzia, baluardo per la soddisfazi­one dei singoli (e più disparati) bisogni. Ecco, allora, che si palesa la responsabi­lità che grava sulle spalle del regolatore, ovvero il problem solver a cui Pascuzzi si rivolge illustrand­o passaggi minuziosi per codificare il problema, analizzarn­e i confini, valutarne il superament­o, misurarne la ricaduta prevedibil­e. Tradotto: individuan­do non per forza la soluzione assoluta, pressoché inesistent­e, bensì quella scientific­amente adatta tra le ipotesi percorribi­li. «Se il giurista rimane solo il tecnico della redazione delle norme sarà sempre più marginaliz­zato – spiega l’autore - Se diventerà il problem solver dei processi regolativi allora ritroverà a pieno il suo spazio». Seguendo il ritmo del ragionamen­to, allora, Pascuzzi invita a ridisegnar­e il perimetro della formazione del giurista, «a cominciare dagli skills del lavoro interdisci­plinare e da quelli connessi alla creatività e all’innovazion­e».

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Il profilo Verità L’ideogramma cinese kanji traduce il concetto di verità ed è stato scelto per la copertina della guida stilata da Giovanni Pascuzzi
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Il suo ultimo libro si intitola «Il problem solving nelle profession­i legali» ed è edito da Il Mulino
Giovanni Pascuzzi insegna diritto privato comparato all’università di Trento Il suo ultimo libro si intitola «Il problem solving nelle profession­i legali» ed è edito da Il Mulino

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