Finardi: «Adesso amo la classica e il sound cubano»
Il cantautore a Riva del Garda il 28 ottobre. «In Italia si tende ad autoghettizzarsi»
Quarant’anni di storia della musica italiana passeranno sabato 28 dal palco del Palazzo dei Congressi di Riva del Garda (alle 21) dove Eugenio Finardi presenterà il suo «40 anni di Musica Ribelle – Diesel Edition Tour». L’anniversario di un disco epocale come Diesel, uscito nel 1977, ha convinto il cantautore milanese a proseguire l’operazione iniziata due anni fa con Sugo riproponendo quasi per intero dal vivo quegli storici album.
«Il tutto è partito dal ritrovamento dei nastri originali delle incisioni — racconta Finardi raggiunto telefonicamente al cellulare — e ascoltare in cuffia i provini con le voci di allora ha scatenato in me un effetto macchina del tempo. Erano anni particolari e importanti sia nel privato che sotto un profilo più collettivo e riportare dal vivo certe canzoni me ne ha fatto riscoprire l’attualità». Canzoni come Scuola o Scimmia infatti potrebbero essere scritte oggi e pensare che in Diesel hanno suonato musicisti del calibro di Ares Tavolazzi, Paolo Tofani, Patrizio Fariselli, Walter Calloni e Alberto Camerini dà l’idea della concentrazione di talenti attorno a un disco simile. «In effetti era una squadra incredibile – conferma il cantautore milanese – suonare con il meglio degli Area e della Pfm è stato un privilegio. Ma devo dire che la band che mi accompagna da sei anni in tour, a partire dal chitarrista Giovanni Maggiore, ha dimostrato grande maturità nel rapportarsi a questo repertorio andandosi a studiare le partiture originali. Sul palco ci leggiamo nel pensiero e si crea una sorta di telepatia come a quei tempi: ognuno riesce ad essere se stesso ma all’interno di un collettivo».
Una band formata da Giovanni «Giuvazza» Maggiore (chitarra), Claudio Arfinengo (batteria) e Marco Lamagna (basso) che accompagna Eugenio Finardi (voce e chitarra) nella riscoperta di gioielli come Giai Phong, Non è nel cuore, Non diventare grande mai e Diesel. Ma il repertorio è talmente vasto che non è possibile non spaziare tra i quasi trenta dischi di una carriera ricca e trasversale. «Dal vivo mi piace molto essere libero di improvvisare – continua — e con questa band me lo posso permettere. Ho avuto la grande fortuna di poter lavorare a progetti per me necessari come Anima Blues e di allargare molto i miei orizzonti musicali con O Fado, Il silenzio e lo spirito e Il cantante al microfono. Per Fibrillante ho trovato un’ottima sintonia con Max Casacci, credo che sia stato il produttore a cui ho dato più spazio nella mia carriera e quello che lo abbia saputo gestire meglio».
Ma quali sono le passioni musicali del Finardi di oggi? «Io ascolto tanta musica classica, di recente su I-Tunes ho scoperto che l’opera che ho più ascoltato negli ultimi anni è stata lo Stabat Mater di Pergolesi. Di recente ho fatto un viaggio a Cuba e, guidato da un musicista del posto, mi sono appassionato al suono cubano più verace: non è detto che si esprimerà in un progetto ma mi piace la possibilità di sperimentare musiche altre. In Italia c’è la tendenza ad autoghettizzarsi, è difficile liberarsi da se stessi come per esempio sono riusciti a fare Paul Simon, David Byrne e Peter Gabriel».
I biglietti sono disponibili al prezzo di 18 euro (15 ridotto).