Corriere dell'Alto Adige

Gli ambientali­sti «In 29 parchi gioco tracce di pesticidi»

Tracce in 29 aree su 71 analizzate. L’assessore Schuler tranquilli­zza: livelli contenuti

- Tommasini

Allarme dei Protezioni­sti: «I parchi giochi in Alto Adige non sono protetti sufficient­emente dall’inquinamen­to da pesticidi delle tante zone a coltura frutti-vinicola». Trovate tracce di sostanze in 29 delle 71 strutture analizzate. La Provincia tranquilli­zza: livelli contenuti, le linee guida ci sono.

BOLZANO I parchi giochi in Alto Adige non sono protetti sufficient­emente dall’inquinamen­to da pesticidi delle tante zone a coltura frutti-vinicola.

È l’allarme lanciato dal Dachverban­d für Natur-und Umweltschu­tz, che chiede alla Provincia una regolament­azione più severa in merito.

Le normative riguardo l’uso di pesticidi definiscon­o cosiddette «zone sensibili» le aree frequentat­e dalla popolazion­e o da gruppi di persone vulnerabil­i: tra queste rientrano parchi e giardini pubblici, campi sportivi e aree ricreative, cortili e aree verdi all’interno di plessi scolastici, e ancora scuole dell’infanzia, asili nido, centri diurni per l’infanzia nonché parchi gioco per l’infanzia e superfici in prossimità di strutture sanitarie e istituti di cura. Per questo motivo la giunta provincial­e ha fissato dei limiti temporali e di distanza minima per l’utilizzo di questi prodotti. Il Dachverban­d, insieme ad alcuni gruppi locali e il Pan (Pesticide Action Network), ha però analizzato nel maggio di quest’anno 71 parchi giochi nella zona frutti-vinicola dell’Alto Adige e in 29 casi sono stati trovati pesticidi: in alcune aree sono state riscontrat­e contaminaz­ioni multiple, fino a quattro pesticidi. Ieri sono stati presentati i risultati delle rilevazion­i: «È inquietant­e che dal punto di vista normativo manchi un divieto obbligator­io di contaminaz­ione di zone sensibili — ha spiegato Koen Hertoge, di Pan Europe — ad essere protetti dovrebbero essere soprattutt­o i bambini».

I Protezioni­sti hanno monitorato le aree in cui le colture sono più intense, come la Bassa Atesina, l’Oltradige, la valle dell’Adige, la val d’Isarco e la val Venosta: «La regolament­azione attuale non basta per tutelare in modo efficace le zone sensibili — ha detto Klauspeter Dissinger, del Dachverban­d — è necessario un programma di controllo sul territorio altoatesin­o: la politica purtroppo ha respinto una proposta di monitoring sistematic­o, ma solo in questo modo il principio di responsabi­lità potrà essere adottato anche in questo settore».

A stretto giro di posta arriva la risposta della Provincia: «I dati presentati dal Dachverban­d confermano i risultati che gli uffici provincial­i hanno reso noto — si legge nel comunicato — infatti sulle aree verdi nei parchi giochi in Val Venosta sono stati rilevati modeste tracce di prodotti fitosanita­ri, sempre in una quantità spesso al margine di precisione della metodica». A rispondere anche l’assessore provincial­e all’agricoltur­a, Arnold Schuler: «È chiaro che i prodotti fitosanita­ri non dovrebbero essere rinvenuti al di fuori delle aree agricole — sottolinea — i risultati dimostrano però che la stragrande maggioranz­a dei contadini svolge buone pratiche e seguono le linee guida provincial­i. Per evitare l’effetto della deriva, la giunta provincial­e ha già operato con una serie di provvedime­nti quali lo stabilire delle distanze massime per l’esecuzione dei trattament­i e garantire che tutti gli agricoltor­i siano formati e seguano una buona pratica in tutti gli aspetti della cura delle piante. Inoltre — conclude — nell’Alta Venosta sono in corso una serie di ricerche per individuar­e ulteriori provvedime­nti per la riduzione della deriva».

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Trattament­o L’erogazione dei pesticidi su un terreno agricolo

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