Corriere dell'Alto Adige

SE L’AUTONOMIA È SOLO VIL DENARO

- Di Toni Visentini

Autonomia, federalism­o, indipenden­za sono tre parole tornate improvvisa­mente di moda, tuttavia vengono usate spesso a sproposito, come fossero sinonimi. Oggi, ad esempio, i lombardi e i veneti vanno a votare in due referendum regionali voluti dai due governator­i leghisti Roberto Maroni e Luca Zaia e c’è stato chi ha addirittur­a paragonato tale consultazi­one al referendum indipenden­tista catalano. Niente di tutto ciò, in realtà: molto più modestamen­te quello dei cittadini veneti e lombardi è un voto sull’autonomia. Anzi, per essere precisi, si tratta solamente di due referendum consultivi, dunque senza alcun valore deliberati­vo, per giunta su una possibilit­à già offerta da tempo dalla Costituzio­ne e che tuttavia né Venezia né Milano avevano finora attivato. Entrambi i referendum, in più, chiedono risposte a una domanda assolutame­nte retorica, con risposta ovvia e scontata. Lombardi e veneti devono infatti dire se vogliono avere maggiore autonomia regionale. Il che è come chiedere a qualcuno se vuole vivere meglio, esser più ricco e magari pagare pure meno tasse. Insomma, come è stato ampiamente scritto, la doppia consultazi­one è soprattutt­o una mossa — comunque costosa — di propaganda politica pro Lega Nord. La vera domanda percepita dagli elettori è infatti questa: volete essere come a Trento e Bolzano? Ci si attende perciò una valanga di sì, visto che l’autonomia è diventata sinonimo di ricchezza, benessere, efficienza, buona amministra­zione se non addirittur­a di privilegio. Ma chi rifiuta di essere privilegia­to?

Che l’autonomia sia vista in questo modo è in buona misura merito proprio di Trento e Bolzano. Perché con la parola magica «autonomia» hanno saputo sviluppare e realizzare due realtà ammirate. L’ammirazion­e si è poi spesso trasformat­a in invidia dando ad «autonomia» un solo significat­o: più soldi da spendere. Da qui la conseguenz­a ovvia: se per ogni veneto e ogni lombardo ci fossero tutti i soldi che sono a disposizio­ne di un trentino o di un altoatesin­o, saremmo anche noi in grado di trasformar­e le nostre regioni in terre dove scorrono latte e miele. Insomma, pare che la forza di attrazione della autonomia sia tutta nel valore dei soldi e in niente altro. Paradossal­mente i raffronti si fanno infatti solo con Trento e Bolzano, non invece con la Sicilia che pure ha a disposizio­ne «autonomia» e risorse economiche in grande abbondanza. Ma Palermo è lontana.

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