SE L’AUTONOMIA È SOLO VIL DENARO
Autonomia, federalismo, indipendenza sono tre parole tornate improvvisamente di moda, tuttavia vengono usate spesso a sproposito, come fossero sinonimi. Oggi, ad esempio, i lombardi e i veneti vanno a votare in due referendum regionali voluti dai due governatori leghisti Roberto Maroni e Luca Zaia e c’è stato chi ha addirittura paragonato tale consultazione al referendum indipendentista catalano. Niente di tutto ciò, in realtà: molto più modestamente quello dei cittadini veneti e lombardi è un voto sull’autonomia. Anzi, per essere precisi, si tratta solamente di due referendum consultivi, dunque senza alcun valore deliberativo, per giunta su una possibilità già offerta da tempo dalla Costituzione e che tuttavia né Venezia né Milano avevano finora attivato. Entrambi i referendum, in più, chiedono risposte a una domanda assolutamente retorica, con risposta ovvia e scontata. Lombardi e veneti devono infatti dire se vogliono avere maggiore autonomia regionale. Il che è come chiedere a qualcuno se vuole vivere meglio, esser più ricco e magari pagare pure meno tasse. Insomma, come è stato ampiamente scritto, la doppia consultazione è soprattutto una mossa — comunque costosa — di propaganda politica pro Lega Nord. La vera domanda percepita dagli elettori è infatti questa: volete essere come a Trento e Bolzano? Ci si attende perciò una valanga di sì, visto che l’autonomia è diventata sinonimo di ricchezza, benessere, efficienza, buona amministrazione se non addirittura di privilegio. Ma chi rifiuta di essere privilegiato?
Che l’autonomia sia vista in questo modo è in buona misura merito proprio di Trento e Bolzano. Perché con la parola magica «autonomia» hanno saputo sviluppare e realizzare due realtà ammirate. L’ammirazione si è poi spesso trasformata in invidia dando ad «autonomia» un solo significato: più soldi da spendere. Da qui la conseguenza ovvia: se per ogni veneto e ogni lombardo ci fossero tutti i soldi che sono a disposizione di un trentino o di un altoatesino, saremmo anche noi in grado di trasformare le nostre regioni in terre dove scorrono latte e miele. Insomma, pare che la forza di attrazione della autonomia sia tutta nel valore dei soldi e in niente altro. Paradossalmente i raffronti si fanno infatti solo con Trento e Bolzano, non invece con la Sicilia che pure ha a disposizione «autonomia» e risorse economiche in grande abbondanza. Ma Palermo è lontana.