Parco tecnologico, la carica dei 6.000
Porte aperte, «Noi» affollato. Espansione oltre via Einstein, nuovo lotto: lavori iniziati
Archiviata l’inaugurazione, ieri al «Noi» di via Volta è stata la volta del pubblico. Un successo inaspettato, se si considera che sono arrivati oltre 6.000 visitatori, secondo la stima dell’Idm, che viene salutata con grande soddisfazione dal presidente della Provincia Kompatscher: «Questo parco tecnologico vuole rappresentare un punto d’incontro, e non essere solo una struttura in cui sviluppare idee».
BOLZANO Archiviata l’inaugurazione ufficiale di venerdì sera, e in attesa che gli spazi minimalisti del parco tecnologico si riempiano delle startup e dei ricercatori cui è destinato, ieri al «Noi» di via Volta è stata la volta del pubblico. Un successo inaspettato, se si considera che sono arrivati in tutta la giornata oltre seimila visitatori, secondo la stima dell’Idm. Giustificata, quindi, la soddisfazione dal presidente della Provincia Arno Kompatscher: «Questo parco tecnologico vuole rappresentare un punto d’incontro per la popolazione, e non essere solo una struttura in cui sviluppare idee e prodotti. Ed è bello constatare che molta gente abbia risposto a questo nostro invito già nel primo giorno di apertura». Sin dalle 10 di mattina, infatti, migliaia di bolzanini hanno affollato l’area dell’ex Alumix in via Volta, attirati dalla curiosità di conoscere il parco tecnologico. Ad accoglierli, in questa giornata delle «porte aperte» che in realtà saranno sempre tali (gli spazi all’aperto saranno infatti accessibili al pubblico), è stato ieri un Cicerone d’eccezione, l’architetto Claudio Lucchin, che ha ripercorso la storia della struttura, ponendo l’accento più sugli aspetti storici e sociali che non su quelli architettonici. «Questa riqualificazione è stata preceduta da molte polemiche, e c’era chi temeva potesse diventare una cattedrale nel deserto. Non sarà affatto così, anzi. A differenza, ad esempio, del parco tecnologico di Bergamo, che è di fatto l’operazione immobiliare di un privato, questo è invece il tentativo di unificare tutti i centri di ricerca, affinché possano fare rete, cercando poi di mantenere sul territorio la conoscenza e la competenza. Se un’azienda privata, ed esempio, dovesse cambiare sede e andare via, essa porterà con sé anche il proprio know-how. Ma se questa azienda avrà fatto ricerca anche assieme agli enti pubblici, come nel caso di Bolzano, allora una parte di questa conoscenza resterà sul territorio. E questo è molto importante».
Anche per l’architetto Lucchin, la grande affluenza di visitatori rappresenta un motivo di soddisfazione: «Molti non ci pensano, ma a Bolzano Sud, di giorno, vivono e lavorano ben 50mila persone, molte di più di quante non ce ne siano in centro storico. Questo parco tecnologico dà ora una centralità alla zona produttiva: questo è uno spazio da vivere, visto che c’è un’ampia area, un’arena per concerti e spettacoli, un ristorante, un campetto sportivo e perfino un asilo. Qui si potranno ospitare spettacoli, perché attraverso la cultura si stimola la creatività. Inoltre si tratta di un luogo con cui molti bolzanini hanno un legame affettivo, perché magari qui ha lavorato un loro genitore o un nonno». È il caso dell’ex assessora comunale all’urbanistica Maria Chiara Pasquali, che ricorda: «Mio nonno venne a Bolzano proprio per lavoro, per la costruzione di quella che all’epoca era la fabbrica di alluminio della Montecatini. Sono contenta che questo luogo torni a vivere. Io ho fatto parte della commissione per la scelta dei progetti, ed avevo scelto proprio questo, poi risultato vincitore, perché aveva grande rispetto per la storia della città. Ora il parco tecnologico diventa il cuore pulsante di Bolzano Sud. La città — conclude — si evolve e questa non è più solo una zona produttiva, ma un luogo dove vivere».