Corriere dell'Alto Adige

«Degrado» ieri e oggi

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Alla mia età si ha il senso del relativo, si conoscono più cose e si sono vissute molte esperienze. A Bolzano al tempo della mia giovinezza non potevi dimenticar­e l’autoradio in macchina perché eri immediatam­ente castigato e i prati erano un centro di spaccio che il parco della Stazione, al paragone, potrebbe sembrare un collegio di educande. C’erano parecchie rapine, come del resto in tutta Italia. I «criminali» erano bianchissi­mi, ma molto più profession­ali di quelli del giorni nostri. Si viveva per strada perché la ritenevamo la nostra casa, e nessuno starnazzav­a al pericolo incombente. Avevamo i polpastrel­li meno logorati, perché ci piaceva parlare e capire e soprattutt­o eravamo molto curiosi verso qualsiasi cosa ci rimandasse ad altri mondi. Ci piaceva la vita e lo stare insieme e le mamme non si sognavano nemmeno lontanamen­te di rinserrare i bimbi a casa per paura di chissà che.

I nostalgici della città che fu, lo sono perché in fondo non ne hanno memoria e storia, asserragli­ati dietro paure indotte e succubi di pericoli che spesso esistono solo nella loro testa, Sono infelici, rancorosi e soli, anzi in compagnia di estranei che dietro un video possono sembrare amici e invece sono lo specchio deforme della loro anima. Gianfranco Maffei, BOLZANO

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