Incassavano la disoccupazione ma erano all’estero
Indennità percepita dopo la stagione. La Procura: mancava la reperibilità immediata
BOLZANO Può un operaio che lavora stagionalmente nel settore edile e che, una volta finito il periodo di impiego, riceve un sussidio di disoccupazione, trascorrere quel tempo senza lavoro nel suo paese d’origine? Questa la domanda di fondo a cui sono chiamati a rispondere i giudici del tribunale di Bolzano Carlo Busato, Stefan Tappeiner e Ivan Perathoner: davanti a loro, infatti, si è aperto un processo a carico di due lavoratori di origine albanese, chiamati a rispondere di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato.
In sostanza, secondo l’accusa, spostandosi nel periodo di disoccupazione in un paese straniero, i due avrebbero violato quel patto che viene fatto firmare al momento della disoccupazione, dove il lavoratore si impegna, tra le altre, a rendersi disponibile per qualsiasi lavoro proposto, a cercare attivamente un impiego e a rendersi immediatamente reperibile in caso di chiamata. Per la Procura, dunque, trascorrendo lunghi periodi nel paese d’origine, in questo caso in Albania, ci sarebbe stata una violazione formale di quel patto sottoscritto.
Di tutt’altro avviso, invece, la difesa, che ha spiegato come in caso di chiamata sia possibile rientrare immediatamente in Italia con un volo e come, nello specifico, a nessuno dei due lavoratori siano mai giunte chiamate con proposte di impiego.
Tante, dunque, le tematiche sul tavolo dei giudici: si tratta del primo caso in cui i magistrati sono chiamati a esprimersi relativamente all’indennità di disoccupazione e in questo caso si tratterebbe di somme contestate per diverse migliaia di euro.
Al momento sono stati ascoltati come testi gli agenti della questura che avevano effettuato la segnalazione e le verifiche. L’Inps, che non si è costituito parte civile nel procedimento, sarà ascoltato in una delle prossime udienze.
La difesa In caso di chiamata sarebbero potuti rientrare subito con un aereo