Buc, manca il personale per la sorveglianza Sale a mezzo servizio di sera e nei weekend
I posti a sedere scendono da 428 a 308. Gli studenti: «Disagi notevoli». L’ateneo si difende
TRENTO La Buc si restringe. A un anno dalla sua inaugurazione, la Biblioteca universitaria centrale riduce gli orari di apertura di alcuni suoi spazi. Dal lunedì al venerdì, dalle 20 alle 23.45, e poi nell’intero fine settimana non sarà infatti possibile accedere alle aule del quarto piano e al cosiddetto «Cubo piccolo» che si trova sul lato Est dell’edificio. «La fornitura dei volumi conservati in queste sale sarà comunque garantita», assicurano dalla biblioteca, ma non sarà possibile occupare i posti a sedere presenti in quegli spazi. Complessivamente si parla di 120 postazioni, che portano la disponibilità della struttura da 428 a 308. La decisione, assunta la settimana scorsa, è legata a questioni di sicurezza antincendio. La chiusura delle aule ha infatti lo scopo «di adeguare l’uso degli spazi al flusso dei lettori e alla presenza del personale di sorveglianza» fanno sapere dalla Buc.
Una notizia «devastante» secondo gli studenti dell’università, che proprio in questo periodo stanno preparando gli esami della sessione invernale programmati tra dicembre e marzo. «Si tratta di un numero consistente di posti e il nostro timore è che possano generarsi disagi notevoli, in particolare nei fine settimana» spiega il presidente del consiglio degli studenti Federico Crotti. «Già oggi la Buc è presa d’assalto il sabato e la domenica — continua — Ora, con la sessione alle porte e tutti gli studenti impegnati, i problemi potrebbero essere davvero rilevanti».
La questione degli spazi studio, assicurano dall’ateneo, è tenuto in seria considerazione. Ridurre la capienza della Buc nelle ore serali e durante i fine settimana sarebbe però l’unica soluzione adottabile per rispondere alle esigenze degli studenti ma a costi accessibili. La versione definitiva dei piani di gestione della sicurezza della struttura, inaugurata il 19 novembre 2016, è arrivata nei giorni scorsi e avrebbe fatto emergere l’esigenza di un numero maggiore di dipendenti per presidiare le sale. Nelle ore serali e nel fine settimana, però, quel lavoro non viene svolto da dipendenti dell’università di Trento bensì da lavoratori di cooperative esterne, che per l’ateneo hanno un costo maggiore. La riduzione programmata rende l’organizzazione economicamente sostenibile, mentre aumentare il personale in quelle fasce orarie avrebbe determinato un costo eccessivo.
«Siamo già in contatto con il rettore Paolo Collini, il quale si è dimostrato molto disponibile e ha condiviso la nostra preoccupazione» sottolinea Crotti. Dal rettorato fanno infatti sapere che la via al momento immaginata per venire incontro alle esigenze degli studenti è quella di aumentare la capienza delle aule studio sparse in giro per la città. Da via Calepina ricordano che con l’apertura della Buc i posti studio sono aumentati di 250 unità (370 fino alla settimana scorsa, ndr) e parallelamente l’ex Cavazzani ha incrementato le postazioni da 320 a 362. In ballo c’è però anche dell’altro.
«Anche se avessimo tutti gli spazi a regime non sarebbero sufficienti a rispondere alle esigenze — appunta Crotti — Sarebbe quindi importante se il Comune cedesse all’università le proprietà dell’ex Cte, dove è prevista anche la realizzazione di spazi studio, in modo da avviare i lavori».