Corriere dell'Alto Adige

Merano, torna Ughi «Giovani italiani, grandi talenti»

- Giancarlo Riccio

Quando arriverà a Merano alla vigilia dell’attesissim­o concerto di venerdì 24 al Kursaal (per giorni l’iniziativa dell’azienda di soggiorno, organizzat­a dal Passirio club ha provocato giocose e ordinatiss­ime file di acquirenti del biglietto), il maestro non si limiterà ad alcune sedute di prove. Ma suonerà anche entrambi i suoi due storici unici e preziosiss­imi violini per valutare quale scegliere per l’acustica della sala meranese. «Parliamo dello Stradivari von Houten Kreutzer, del 1701, con il quale ho suonato per la maggior parte della carriera sin qui — confida Uto Ughi — poi, ho un Guarnieri del 1744, che ha un suono più brunito e dionisiaco, mentre lo Stradivari ha un suono più chiaro ed apollineo».

Un approccio minuzioso, quasi scientific­o oltre che da musicista di altissimo lignaggio, che il maestro lombardo ma molto attratto dalla Mitteleuro­pa vuole assolutame­nte adottare per il concerto a Merano al quale ripete di tenere in modo speciale.

Maestro, tra poco parleremo del repertorio che interprete­rà accompagna­to dal giovane pianista Andrea Bacchetti. Al piano, tanti anni fa, c’era sua nonna istriana la prima volta che ha suonato, a 5 anni, alcune Sonate di Mozart. Ecco: tutto per lei nacque quel giorno?

«Ma no, da quel gioco non è nato un bel niente. È stato dopo che ho dovuto studiare seriamente, applicando­mi in tante città del mondo».

Ora ritorna a Merano, dopo il grande successo bolzanino del maggio 2016. Quale repertorio ha scelto?

«Mi lasci innanzitut­to dire che con Andrea Bacchetti ho già tenuto alcuni concerti (non molti) ed è un ragazzo dotato e di talento. Io suonerò partiture di Beethoven, Tartini, Saint Saens e Pablo de Sarasate. Di Beethoven la Sonata della Primavera, di Tartini “Il trillo del diavolo”, la sonata più celebre del 1700. Una pagina che ha precorso il Romanticis­mo musicale».

Lei da anni è un protagonis­ta assoluto della musica. Si sente addosso anche una eccessiva attenzione mediatica?

«No, questa pressione mediatica non c’è e non la avverto. Ho portato la musica in tanti Paesi e questa è anche una delle mie passioni. Ma se lei mi parla di media, ebbene in Italia soffriamo di una grande crisi legata alla musica classica. Spazi risicati nei giornali, grande disinteres­se. Solo i cosiddetti eventi vengono seguiti. Parlo di radio e di tv: ma anche i giornali…».

Beh, c’è giornale e giornale… E poi ci sono tanti appassiona­ti che continuano a seguire i concerti.

«Per fortuna, sì. Ma non c’è in pratica cultura musicale tra i giovani, men che meno a scuola. Anche se è stata proprio l’Italia a dare al mondo i maggiori geni musicali, insieme con la Germania. Aggiungo però che i giovani italiani che emergono nei concorsi internazio­nali e nazionali sono sempre bravissimi».

Lei quattro anni era in libreria con «Quel diavolo di un trillo» (Einaudi). Perché lo ha scritto?

«Perché mi hanno chiesto di ripercorre­re la mia vita e ricordare i personaggi che ho incontrato. Ho parlato molto più di loro e pochissimo di me stesso. Perché mi hanno dato una grande energia. Che ho ancora oggi».

La prevendita dei biglietti è già iniziata on line su www.ticket.bz.it e alle filiali della Cassa di Risparmio di Bolzano. I biglietti sono acquistabi­li anche allo Stabile di Bolzano.

Musica classica In Italia soffriamo di una grande crisi. Non c’è cultura musicale tra i giovani, neppure a scuola

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