Corriere dell'Alto Adige

LA TRISTE NEBBIA SUL PICCOLO ADAN

- Di Gabriele Di Luca

Il tempo passa in fretta. Più in fretta ancora passa il tempo dell’informazio­ne: anche le storie più tragiche, quelle che vengono definite in grado di «scuotere l’opinione pubblica», non durano molto. Nuovi eventi le spingono al margine, poi le fanno scomparire nella nebbia dell’oblio. Se ciò sembra la trama di un film già visto, significa che abbiamo perso gli occhi per vedere, e la memoria per ricordare. Muovendo contro tale tendenza, il settimanal­e Ff ha compiuto un’opera meritevole ad accendere il suo faro in quella nebbia. Georg Mair ha raccontato di nuovo — e in modo particolar­eggiato — la storia di Adbullah Hussein, al secolo Adan (com’è stato ribattezza­to dai media), il bambino curdo-iracheno malato di distrofia muscolare che morì a Bolzano un mese fa.

Sono le tappe di un comune calvario, cominciato nell’autunno del 2015 a Kurkuk e non ancora finito. Il corpo di Adan giace infatti tuttora insepolto in una cella frigorifer­a, trenta giorni dopo il decesso. Persino l’autopsia, dalla quale si dovrebbero apprendere le vere cause della morte, non è stata eseguita. La famiglia si trova adesso a Trento, a una distanza sufficient­e per consentire il defluire della piccola onda di imbarazzo che la sua presenza avrebbe mantenuto, se non alta, almeno costante. Si ricorderan­no le parole del governator­e Arno Kompatsche­r: «Avrebbe dovuto essere chiaro che Adan e la sua famiglia avevano diritto all’accoglienz­a. Evidenteme­nte qualcosa non ha funzionato».

Nella nebbia dell’oblio — e della fin troppo lenta ricerca della verità — anche ciò che appare evidente tende però a sfumare. La politica può approfitta­rne per trasformar­e l’affermazio­ne di un mancato funzioname­nto in un’ovvietà solo un po’ scomoda, quello che basta per non sembrare inumana. Sulla famosa «Circolare Critelli», invece, la nebbia non può calare perché la vaghezza la pervade all’interno. Il dispositiv­o di esclusione, mitigato dall’avvertenza a poter intervenir­e solo in casi straordina­ri (come quello di Adan), tiene fermo il punto e contempora­neamente lo fa danzare in un palleggio di responsabi­lità in perenne attesa di venire accertate.

Rispondend­o in Consiglio provincial­e a un’interrogaz­ione dei Verdi, l’assessora Martha Stocker ha affermato: «Deve migliorare la comunicazi­one tra le parti coinvolte. Queste situazioni non vanno strumental­izzate». Chi parla di strumental­izzazioni, in genere, ha già deciso che non sia necessario dissolvere la nebbia, perché la considera una buona alleata.

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