Biblioteca università, spazi ridotti Collini: ci sono 108 posti a Economia
Buc, a breve incontro con gli studenti. Il rettore: ex Cte, progetto fermo da quattro anni
TRENTO «Non c’è consapevolezza, i tempi previsti non erano questi. Il progetto per l’ex Cte è fermo da quattro anni, è sconfortante». Il rettore Paolo Collini non vuole accusare nessuno, «il sindaco si è sempre reso disponibile» chiarisce. «Ma il progetto è bloccato. L’attività espositiva non è stata ancora ricollocata e l’accordo sottoscritto prevedeva che entro il 31 marzo scorso l’immobile dell’ex Cte sarebbe stato trasferito all’ateneo» spiega. E aggiunge: «Il problema della carenza posti a sedere per gli studenti è reale».
Collini ne è perfettamente consapevole ed è già al lavoro per trovare una soluzione. «Insieme agli studenti» precisa. Nei prossimi giorni ci sarà un incontro, ma prima bisogna avere in mano i dati, seppure non saranno quelli definitivi. La sensazione è che più aumentano i posti, più cresce la domanda degli universitari. Facendo un breve calcolo da quando ha aperto la Buc (Biblioteca universitaria centrale) i posti a sedere, quando tutte le facoltà sono aperte (quindi non nei periodi festivi e fine settimana), sono arrivati a quota 2.000, nei week-end scendono a 780. Sono tanti, ma non bastano. La Buc ora è a mezzo servizio di sera e nel fine settimana per un problema di personale per la sorveglianza, mancano 120 posti.
Un ostacolo facilmente superabile secondo il rettore. «Ci sono 108 posti a sedere a Economia, in una piccola struttura all’angolo tra via Verdi e via Inama — spiega — poi altri dodici posti si trovano». Ma basta? Sicuramente no. «Rispetto allo scorso anno la Buc oggi è a piena capacità, poi c’è l’ex Cavazzani, i posti a sedere sono aumentati notevolmente, ma le domande sono sempre in crescita, anche da parte di studenti che studiano in facoltà fuori provincia e rientrano per il fine settimana o per le vacanze e studiano nella nostra università. Questo mi fa molto piacere perché significa che gli studenti sono presenti, vivono l’ateneo. Sono dati che un po’ stupiscono — aggiunge — quando è stata aperta la Buc si temeva di non riuscire a riempirla, questa profezia è stata smentita».
Per far tornare la Buc a pieno regime anche di sera manca personale di sorveglianza, non si tratta di dipendenti dell’ateneo ma di cooperative esterne, che costano di più. «Ma non è una questione di costi, per questioni relative alla sicurezza antincendio serve la presenza di sei persone, ne abbiamo circa quattro, possiamo assumerne altre due, ma non è così immediato e poi non è la soluzione al problema, servono altri spazi» chiosa Collini. Una soluzione, almeno per rispondere all’emergenza, il rettore è comunque convinto di trovarla «a costo di tenere aperto la sera qualche edificio». «Ma — premette — non è la soluzione ideale. Adesso stiamo monitorando la situazione rispetto ai dati delle presenze, che credo siano sottostimati rispetto alla reale richiesta, e poi decideremo come procedere».