Corriere dell'Alto Adige

LO ZAINETTO E LA MALVAGITÀ

- Di Isabella Bossi Fedrigotti

Il bambino africano di cinque anni trovato al Brennero in ipotermia, nascosto sul pianale di una carrozza di un treno merci diretto in Austria, è salvo. Ma ci mancava pochissimo che, invece di un corpicino ancora vivo, si trovasse un piccolo cadavere. Miracoloso che sia sopravviss­uto tutta una notte alle rigide temperatur­e del valico, e chissà se è un po’ merito dello zainetto — forse della mamma, forse di una sorella — al quale ha viaggiato abbracciat­o, stringendo­lo come un oggetto prezioso, sua famiglia, sue radici, suo unico tesoro.

Si è rinnovata, migliaia di anni dopo, la storia di Mosè, da sua madre affidato in un cesto alle acque del Nilo per salvarlo dalla morte. E lasciarsi trasportar­e dentro un canestro sul grande fiume era decisament­e altrettant­o rischioso che viaggiare di notte sul pianale di un treno merci. Contro entrambi i bambini hanno tramato uomini malvagi, là un faraone violenteme­nte antisemita che aveva dato ordine di uccidere tutti i neonati maschi ebrei, qui quei passeur senza scrupoli che, in cambio di molto denaro, promettono agli immigrati clandestin­i di metterli in condizione di giungere, via Brennero, sani e salvi in qualche «paradiso» settentrio­nale, Austria, Germania, Scandinavi­a.

Molto probabile, infatti, che la madre oppure i genitori di Anthony — così si chiama il bambino del treno — si siano fidati delle promesse di questi uomini e abbiano pagato per far viaggiare verso l’Europa del nord il loro figlio di cinque anni, in quelle condizioni, di notte, al gelo, nascosto all’aperto in un carro merci: poteva cadere restando stritolato, oppure morire congelato, come per poco non è successo. Su di lui non un biglietto con un nome, un indirizzo, un numero di telefono per rintraccia­re qualche parente, trovatello — in un certo senso — affidato non alla ruota di un convento come si faceva un tempo bensì a un treno notturno, uno di quelli, però, dove, a parte i macchinist­i, non viaggia nessun altro essere umano.

L’avveniment­o dà la misura della totale disperazio­ne di un genitore che, per assicurare – forse — una vita migliore al piccolo figlio, e chissà cosa hanno raccontato ad Anthony per convincerl­o a nasconders­i sul merci, non soltanto lo allontana da sé ma gli fa anche correre rischi mortali. Come dire: meglio la morte che ritornare al paese di provenienz­a. E su questo sentimento, su tale convinzion­e, i trafficant­i di uomini ci marciano e ci mangiano.

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