Bolzano, negozi in crisi: 464 chiusure
Commercio, rilancio attraverso i «temporary shop». Il Comune snellisce la burocrazia
Il Comune di Bolzano lancia la sua controffensiva contro i 464 negozi sfitti presenti in città. Insieme all’ Unione Commercio e alla cooperativa Bzheartbeat il progetto è quello di scommettere sui temporary shop. I dati emergono da un censimento dell’amministrazione comunale fra il 25 gennaio e il 3 febbraio. Parliamo di 154 negozi vuoti nel quartiere centro-Piani-Rencio, 130 a Gries-San Quirino, 76 a Oltrisarco, 63 a EuropaNovacella e 41 a Don Bosco.
BOLZANO A gennaio, a Bolzano, è stata raggiunta la quota di 464 negozi sfitti. «Un fenomeno ormai abbastanza diffuso, non solo nel capoluogo — commenta il vice sindaco e assessore alle attività economiche Christoph Baur — Si tratta soprattutto di piccoli negozi che, costretti a chiudere, causano un effetto domino anche sulle vetrine vicine. Con ricadute negative anche in termini di sicurezza, vivibilità e prestigio della zona». Per far fronte al problema Comune, Unione commercio e la cooperativa Bzheartbeat scommettono sui temporary shop, introducendo procedure burocratiche più snelle.
I dati emergono da un censimento effettuato dall’amministrazione comunale fra il 25 gennaio e il 3 febbraio di quest’anno. «Tenendo conto delle diverse estensioni dei quartieri — precisa Baur — le vetrine vuote risultano equamente suddivise». Numeri alla mano, parliamo di 154 negozi vuoti nel quartiere centro-PianiRencio, 130 a Gries-San Quirino, 76 a Oltrisarco, 63 a Europa-Novacella e 41 a Don Bosco. «Dopo l’avvio di un tavolo di confronto — prosegue il vicesindaco— abbiamo deciso di puntare ai temporary shop perché gli imprenditori abbiano la possibilità di provare a costruirsi una clientela e valutare così se ci siano condizioni concrete per andare avanti con l’attività. Attualmente gli ostacoli sono di varia natura, anche burocratica: per avviare un’attività bisogna presentare più domande, soprattutto se si vogliono organizzare eventi pubblicitari. Con un impiego non indifferente in termini di tempo e di denaro che, alla lunga, finisce col dissuadere».
Motivo che ha spinto Comune, Unione commercio e Bzheartbeat a spingere in direzione di un raggruppamento, in un unico modulo, delle varie autorizzazioni necessarie al lancio e alla pubblicizzazione di nuove attività commerciali. Il risultato è una Segnalazione certificata di inizio attività (Scia) da inviare per posta elettronica certificata al Comune prima dell’allestimento del negozio. «Il documento — spiega Fabiola Petilli, direttrice dell’Ufficio attività economiche — dà diritto ad aprire un temporary shop per un massimo di 6 mesi (a patto che sia situato in una zona residenziale e non venda prodotti alimentari), a organizzare un evento per l’inaugurazione del locale e uno al mese (all’interno o all’esterno) per la pubblicizzazione o il lancio di nuovi prodotti. La Scia verrà poi inviata alla Seab direttamente dal Comune, per denunciare l’attività per la tariffa rifiuti». Attenzioni particolari sono riservate alle zone «sensibili, quelle cioè dove la densità di esercizi commerciali è già elevata (come nel centro storico) — prosegue Petilli — Lì sarà consentita solo la manifestazione di inaugurazione».
Soddisfatto il presidente di Bzheartbeat Thomas Von Bosio. «La nostra cooperativa è nata nel 2016 da un gruppo di commercianti, ristoratori e imprenditori accomunati dalla volontà di evidenziare i punti deboli del centro storico per presentare soluzioni valide. Dall’estate di quest’anno siamo in contatto con Comune e Unione commercio per metter in campo strategie comuni come, appunto, quella dei temporary shop. Nati, a livello internazionale, come strumenti di marketing per pubblicizzare i prodotti, noi li abbiamo introdotti in risposta alla crisi. E, con l’abbattimento degli affitti dei locali nei primi mesi di attività, speriamo centrare l’obiettivo». A sostenere il progetto anche Unione commercio. «La nostra associazione opera da entrambe le parti delle barricate — aggiunge Simone Buratti — motivo per cui siamo a disposizione di affittuari e imprenditori nelle trattative relative agli affitti».
Burocrazia Basterà un unico modulo per l’apertura dell’attività, i rifiuti e le manifestazioni