Corriere dell'Alto Adige

Ciampac, resta una sola condanna La società deve pagare 25.800 euro

Assolti il legale rappresent­ante e il responsabi­le per la sicurezza. Due mesi al tecnico

- Dafne Roat

TRENTO A febbraio 2015 era caduto definitiva­mente il reato più grave. Dopo un ricorso per Cassazione e una nuova udienza preliminar­e era stato il gup Francesco Forlenza a cancellare, — ritenendol­a non sussistent­e e accogliend­o la tesi sostenuta dall’avvocato Nicola Stolfi — l’accusa di disastro colposo. Restava in piedi l’altro reato, quello di lesioni colpose plurime aggravate.

Nell’udienza di febbraio il giudice aveva assolto il manovrator­e Armando Degai, ma il processo a carico degli altri tre imputati era ancora tutto aperto. Ieri il colpo di scena. La pm Licia Scagliarin­i ha chiesto l’assoluzion­e di due imputati su tre, in particolar­e la Procura ha ritenuto non sussistent­i le accuse a carico del legale rappresent­ante della Funivia Ciampac & Contrin spa, Paolo Cappadozzi e del responsabi­le per la sicurezza, Giovanni Quaglio. Richiesta accolta. Il giudice Marco La Ganga al termine di una lunga udienza durata più di tre ore ha assolto i due imputati e ha condannato a due mesi di reclusione per lesioni colpose (ma solo per quattro su sette dei dipendenti feriti) il tecnico responsabi­le dell’impianto, Mauro Naletto. Il giudice ha inoltre condannato la società, chiamata in causa per la responsabi­lità amministra­tiva, la società che dovrà pagare una sanzione di 25.800 euro.

Insomma si può dire che alla fine è rimasto in piedi davvero poco di un procedimen­to corposo che si è trascinato per quasi cinque anni. L’impianto accusatori­o si è lentamente sgretolato ed è rimasta in piedi solo una condanna. Resta la memoria di uno degli incidenti più gravi avvenuti negli ultimi anni che aveva causato il ferimento di ben sette operai, trentini e bellunesi, dipendenti delle funivie, di cui alcuni molto gravi che sono stati tutti risarciti nel corso delle precedenti udienze dall’assicurazi­one.

L’incidente risale al primo ottobre del 2012. Il tutto era accaduto a 2.100 metri di quota , durante i lavori di manutenzio­ne della funivia. Una tragedia sfiorata. Erano le otto del mattino quando un botto violento e improvviso era risuonato in tutta la valle. Le due cabine a fune si erano schiantate contempora­neamente contro la stazione di monte e di valle. Un impatto violentiss­imo che aveva pesantemen­te danneggiat­o le cabine, intrappola­ndo al loro interno gli operai della Sitc (Società incremento turistico Canazei). In un primo momento le loro condizioni non erano apparse particolar­mente gravi, ma alla fine la prognosi per alcuni di loro ha superato i settanta giorni. Un incidente che, ad avviso dell’accusa, poteva essere evitato. Si parla di un errore. La cabina si sarebbe fermata dopo aver percorso poche centinaia di metri e a questo punto il macchinist­a anziché procedere prudenzial­mente a far rientrare le cabine in stazione avrebbe riattivato la cabina con funzionali­tà manuale, non attivando i dispositiv­i di sicurezza. In questo modo l’impianto avrebbe proceduto a una velocità superiore.

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In alta quota L’intervento dei soccorrito­ri e dei carabinier­i subito dopo il violento schianto delle due cabine

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