Haydn in gran forma Uvietta coinvolgente
Ma che cavalcata storica e stilistica (da Haydn a Schönberg a Brahms) riesce a costruire e a proporre l’orchestra Haydn. E che (ri)scoperta quella legata al direttore Marco Angius, «giovin signore» preparato e dai gesti calibrati ed efficaci quando dirige anche altre orchestre importanti.
Il trittico di concerti (l’altra sera a Bolzano, ieri a Trento, oggi alle 20.30 al centro Trenker di Ortisei) ha proposto un percorso sonoro affollato di straniamenti, non solo stilistici. Un viaggio complesso ma non per questo arduo lungo tre direttrici compositive nelle quali è possibile — ma non indispensabile — ritrovare di Haydn come di Schönberg e di Brahms le invenzioni più fervide.
L’orchestra Haydn e il suo direttore han reso al meglio — ma ancora una volta una parte degli archi ha sopra-avanzato l’altra — sia la Sinfonia n. 99 in mi bemolle maggiore, Hob. I: 99 di Haydn che quella partitura di Schönberg (la Sinfonia da camera n. 2, op. 38) , felicemente «contraddittoria» fin dal suo titolo e a tratti insidiosa nella esecuzione.
Con le Variazioni su un tema di Haydn, op. 56° di Brahms abbiamo poi rilevato la lettura orchestrale e direttoriale più felice.
Non è mancata l’esecuzione di una breve composizione commissionata dalla Haydn. In questo caso scritta da Marco Uvietta e programmatica fin dal titolo (Dyscrasic Morphing from Girolamo Frescobaldi to Michelangelo Rossi through myself – and others).
L’esecuzione era stata accompagnata da alcune superficialità della vigilia (succedeva anche con Nono e con Berio) ma ha coinvolto il pubblico. Nonostante sia troppo ermetica e prigioniera di qualche formalismo superfluo. La riascolteremo in futuro con piacere.
Battimano convinti per tutti alla prima di Bolzano, ma è stata l’orchestra quella più, giustamente, festeggiata.