Fassino pontiere «Centrosinistra, ritrovare l’unità»
L’ex ministro Piero Fassino stasera al teatro Cristallo presenta il suo libro sul Pd, all’insegna della «voglia di unità del centrosinistra davanti alle sfide moderne». Parole di disponibilità sull’autonomia.
TRENTO «I valori di una forza progressista non cambiano, ma cambiano le modalità con cui si fanno vivere quei valori».
Tutte le ragioni che nel 2007 spinsero a fondare il Partito democratico, secondo Piero Fassino esistono ancora oggi e, anzi, sono ancora più forti.
Questa sera, alle 20.30 al Teatro Cristallo di via Dalmazia a Bolzano, l’ex ministro presenterà il suo nuovo libro intitolato «Pd davvero» in cui ripercorre la storia dei primi dieci anni del partito mettendo in luce nuove sfide e avanzando proposte per superarle.
Fassino, qual è stata l’evoluzione del Pd in questi anni e come si è adattato al mondo che intorno a esso cambiava?
«Tutte le ragioni per cui fondammo il Pd sono più attuali che mai. Il partito nacque per dare vita a una grande forza riformista che fosse in grado di guidare una fase di rilancio e sviluppo del Paese. Oggi di fronte al rischio che l’Italia sia guidata o da un Berlusconi prigioniero di Salvini o dall’estremismo populistico dei 5 Stelle, quella ragione risulta ancora più forte».
Quali sono i nodi ancora da sciogliere?
«Il problema della modernizzazione delle istituzioni, che abbiamo provato a realizzare con il referendum senza essere premiati. La vittoria del «No», però, non ha risolto la questione. Nel 2007 si sentiva poi la necessità di rinnovare la sinistra europea e cercammo di dare il nostro contributo. Oggi, se guardo ai risultati elettorali in Germania, Austria, Olanda e Francia direi che questa necessità è più forte che mai».
Quali le nuove sfide?
«Nel libro, dopo aver ricostruito la costruzione del partito a partire dall’Ulivo, arrivo al cuore, a quelle che chiamo le “Domande scomode”. L’Europa, l’immigrazione, la sicurezza, il lavoro, l’impatto sul nostro paese della globalizzazione. Sono questi i grandi temi che ogni giorni investono la vita della società italiana e su cui il Pd deve essere capace di avere una elaborazione adeguata, che io mi sono sforzato di avanzare».
Quali saranno nel futuro il ruolo del Pd e il suo rapporto con i valori fondativi?
«I valori di una forza progressista non cambiano, attraversano il tempo e non perdono significato. A cambiare sono le modalità con cui si fanno vivere».
Per realizzare queste politiche serve rimanere al governo. Cosa pensa della nuova legge elettorale?
«Noi volevamo una legge con i collegi uninominali a doppio turno sul modello francese, ma abbiamo dovuto trovare un accordo con le altre forze politiche. Questa ha tre meriti: un terzo degli eletti saranno scelti in collegi uninominali ristabilendo un rapporto tra elettori ed eletti che si era perso, spinge verso le coalizioni e riducendo la frammentazione, in terzo luogo evita sistema di preferenze che come sappiamo è una metodologia che si presta a molte degenerazioni. Noi intanto stiamo lavorando per creare un’alleanza che sia la più larga possibile».
In Trentino il Pd sta lavorando a un progetto territoriale con l’Upt per riconquistare la leadership della coalizione. È la via giusta?
«Nelle Regioni dove c’è un forte presenza di movimenti e partiti autonomisti deve interloquire con queste forze e sulla base di una convergenza programmatica realizzare delle alleanze. Quindi io credo sia nelle cose. D’altra parte in Trentino Alto Adige il nostro partito si è sempre caratterizzato come una forza autonomista, in un rapporto di alleanze».
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