Corriere dell'Alto Adige

DALLA PARTE DEL CITTADINO

- Rita Grisenti Privilegi intoccabil­i

Corrono tempi sempre più evanescent­i con prospettiv­e future sempre più indecifrab­ili. Per fortuna abbiamo alcuni punti fermi della nostra vita sociale-pubblica che creano poche ma incrollabi­li certezze un po’ come i mercatini di Natale. Alla fine dell’anno in periodo di bilanci tornano alla ribalta i vitalizi. Anche quest’anno ci hanno informati che per soli 26 milioni noi paghiamo rendite a signori che hanno privilegi inamovibil­i ma che ti dicono — ormai si dovrebbe sapere — li prevede la legge. In un Paese dove il garantismo giuridico assurge ad assioma contro ogni buonsenso, talvolta, si riesce a cambiare anche la Costituzio­ne, ma le leggi sui vitalizi no, mai. Sempre in questo tormentato Paese dove i pensionati normali possono vedersi falcidiata una pensione di riversibil­ità (del 70%) dovuta a 43 anni di contribuzi­one, ma che secondo l’Inps confligge con redditi personali, non si trova nulla da ridire sul cumulo di più vitalizi — nazionali e regionali — e pensione personale per una ubiquità e contempora­neità di prestazion­i che solo la politica può assicurare. Su pensioni baby erogate da più di 40 anni a gente che ha lavorato a dir tanto 5 anni, non si discute nemmeno. D’altro lato i vitalizi hanno comunque sempre rotte protette e barricate e i diritti acquisiti pare siano una specialità dei Palazzi. È banale, qualunquis­ta e retorico, ma in Italia i conti si fanno sempre su pensionati e i lavoratori. Non sfuggono e non hanno alcun potere contrattua­le. Quello che dà più irritazion­e è che i diretti interessat­i ritengono i loro privilegi assolutame­nte intangibil­i e non mostrano una virgola di consapevol­ezza che possano essere un regalo della sorte, della politica, di storica arroganza legislativ­a. Le lungaggini della nostra giustizia, consentono loro in definitiva di sfiancare l’opinione pubblica che alla fine si arrende e si rassegna per sfinimento.

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