Corriere dell'Alto Adige

LA VITA È SACRA SE SI SPERIMENTA COME UN DONO

- di Paul Renner

La vita è il dono più bello che ci sia. Almeno finché la si sperimenta come un dono. Io giro abbastanza per case di riposo, ospedali, centri per lungodegen­ti. Ci sono tante persone che soffrono, che fanno fatica a svolgere le più piccole funzioni quotidiane, che dipendono totalmente da altre, o che non hanno nemmeno più la consapevol­ezza di essere in vita. Tenere in vita una persona che soffre o che persiste in stato vegetativo può essere inteso come un atto di amore da parte dei congiunti. Non altrettant­o invece da parte di quell’indotto commercial­e che ne ricava profitti da non sottovalut­are. Anche papa Francesco ha di recente ricordato che il cosiddetto «accaniment­o terapeutic­o» non trova spazio nella dottrina e nella morale della Chiesa. O siamo dinanzi a un tentativo di terapia, oppure, se le prospettiv­e non sono fauste, va evitato l’accaniment­o che può soddisfare i circostant­i ma presumibil­mente non chi subisce invasivi trattament­i sanitari.

Il Senato ha infine approvato la scorsa settimana la legge sul testamento biologico, o più correttame­nte sulle «Dichiarazi­oni anticipate di trattament­o» (Dat). Il testo prevede che sia il singolo cittadino, informato dai medici, a decidere come desiderere­bbe si procedesse nei suoi confronti in caso non fosse più in grado di intendere e di volere. Era una necessità che avanzava anni fa il teologo moralista e poi vescovo della nostra diocesi Karl Golser. Tale documento per la Dat ora previsto anche in Italia di fatto sancisce una prassi che era già diffusa anche in Italia. Dinanzi alla situazione irrecupera­bile di un proprio caro, parenti e medici decidevano in coscienza cosa avrebbe preferito il degente. Così venivano fornite dosi di morfina leggerment­e superiori al necessario, oppure si disattivav­ano i macchinari della respirazio­ne o si evitava di applicare un sondino per la nutrizione artificial­e.

In passato alcuni gruppi politici, anche su pressione del Vaticano, avevano sostenuto la proposta di legge Cannavò, la quale prevedeva che la decisione ultima su tale delicata materia venisse lasciata al medico curante. Così il morente veniva però esautorato della propria facoltà decisional­e. Si capisce sulla base di una certa matrice cattolica come la legge appena approvata abbia provocato la reazione stizzita di vari enti. Pro Vita Onlus e il Forum Famiglie parlano di una «legalizzaz­ione dell’eutanasia» e anche l’Associazio­ne dei Medici Cattolici (Amci) solleva eccezioni circa l’obbligo di applicare le norme pure in strutture private di ispirazion­e cristiana. La Cei, per bocca di monsignor Giovanni D’Ercole, ritiene le norme «opinabili e discrimina­torie», soprattutt­o perché non si potrebbe considerar­e la nutrizione e l’idratazion­e come cure ma come doveri fondamenta­li per l’essere umano. In seno all’Amci, tuttavia, non tutti son d’accordo. La sezione di Milano afferma che la legge «frutto di un onorevole compromess­o, rispetta i dettami della Costituzio­ne e la Carta dei diritti fondamenta­li dell’Ue (diritto alla vita e alla salute). Essa rispetta l’autonomia decisional­e del malato e al contempo l’autonomia profession­ale e la responsabi­lità del medico».

È evidente da queste prese di posizione che la Cei non condivide del tutto le posizioni di apertura espresse dal Papa. Prova ne sia l’Osservator­e Romano che presenta in modo pacato la legge come controvers­a, ma formulata «nel rispetto della Costituzio­ne», in quanto prevede che «nessun trattament­o sanitario possa essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessat­a».

Credo che al di là di ogni legge, quello che andrebbe sempre e comunque applicato sia il buon senso. Tutti i singoli casi sono diversi dagli altri. Occorre di conseguenz­a, direbbe papa Francesco, accompagna­re e discernere, in modo da trovare in ogni concreta situazione la forma di cura più opportuna per sostenere la fragilità della persona, sempre ricordando che tutti ci confronter­emo con l’ultima frontiera della morte.

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