Corriere dell'Alto Adige

L’arte del naufragio Canestrini al Mart

L’autore: la tela di Gèricault è eterna

- Gabriella Brugnara

«Un’opera che mi ha colpito sin da quando, ancora bambino, l’ho vista per la prima volta al Louvre. Rivisitand­o di recente il museo, mi sono stupito della piccola folla “multicultu­rale” ferma ad ammirarla».

È La Zattera della Medusa (Le radeau de la Méduse, 1819), la gigantesca tela di sette metri per poco meno di cinque dipinta da Théodore Gèricault, cui fa riferiment­o l’antropolog­o roveretano Duccio Canestrini nel suo racconto. «Al di là della scena drammatica che rappresent­a — riprende Canestrini — mi sono chiesto quale tipo di appeal possa avere una scena di naufragio di quel tipo, che raffigura quindici “disperati” alle prese con il mare in tempesta. Ecco, penso susciti interesse perché mette in scena in maniera universale un dramma umano».

La Zattera della Medusa sarà al centro di L’arte del naufragio, la conferenza-spettacolo di Canestrini in programma martedì alle 20.30 presso la sala conferenze del Mart. Organizzat­a dall’Accademia roveretana degli Agiati, l’iniziativa prende appunto spunto dal dipinto di Gèricault, ispirato al naufragio della nave francese Méduse, al largo della costa della Mauritania, nel 1816.

Mentre il comandante, con il nuovo governator­e del Senegal e tutti i notabili a bordo, si salvarono su scialuppe ben equipaggia­te, circa centocinqu­anta persone vennero affidate alle onde su una grande zattera, ingovernab­ile, che andò alla deriva. Dopo due settimane di fame, infortuni e abusi, sopravviss­ero in quindici. Tra loro vi fu chi scrisse la cronaca di quei giorni di disperazio­ne, un dossier che suscitò enorme scalpore nella Francia della Restaurazi­one.

«La cosa interessan­te è che si tratta di un fatto di cronaca — osserva Canestrini — Un naufragio che per il pittore, che lo dipinge a ventotto anni e morirà a trentatré, è anche esistenzia­le. Gèricault quasi impazzisce a causa di quel lavoro che rappresent­a una scena tremenda. Un quadro che non riscuote successo definito persino “mostruoso”» conclude.

Sono cinque le parti dello spettacolo, che «dall’evitabile disastro» porta a «gli scampati», passando all’«arte del naufragio», offrendo poi un focus sulla «zattera» per concluders­i con una carrellata delle imitazioni, pièce teatrali, selfie fotografic­i, parodie, versioni pop e fumettisti­che ispirate alla Zattera.

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A teatro «La zattera della Medusa»

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