Il politologo Rusconi «Operazione populista»
Il politologo Rusconi: «Operazione populista, così l’Austria cerca di pesare di più»
L’ipotesi del nuovo governo austriaco di concedere la doppia cittadinanza agli altoatesini di lingua tedesca ha varcato fisicamente il confine del Brennero. «I sudtirolesi potranno richiedere la cittadinanza austriaca già nel 2018, al più tardi all’inizio del 2019» ha annunciato, ieri mattina a Bolzano, Werner Neubauer, deputato al parlamento di Vienna e delegato ai rapporti con l’Alto Adige per il FpÖ, il partito di estrema destra che dal cancelliere popolare Sebastian Kurz ha ricevuto ministeri chiave come Esteri, Interno, Difesa. Un episodio che non va preso sotto gamba secondo il politologo Gian Enrico Rusconi.
«Forse il governo italiano e l’unione europea dovrebbero dire qualcosa — dice lo studioso, direttore dell’Istituto storico italo-germanico di Trento tra il 2005 e il 2010 — qui si fa saltare un equilibrio in maniera unilaterale».
Professor Rusconi, cosa cambia sulla linea del Brennero?
«Si va oltre la discutibile linea dell’autodifesa del proprio confine, con l’idea delle barriere giustificata come risposta all’arrivo dei migranti. Ora quel confine, al contrario, viene varcato per lanciare una provocazione. Credo che la coalizione di “destra destra” che si è insediata a Vienna stia cercando di capire fin dove possa spingersi. Certo, colpisce la disinvoltura con cui i popolari dell’Övp hanno offerto al FpÖ posizioni cruciali nell’esecutivo».
Ma quali possono essere le reali ripercussioni dell’ipotesi doppia cittadinanza?
« La proposta di doppia cittadinanza lanciata dal nuovo governo austriaco è un cattivo surrogato del Tirolo europeo, non decollato per il fallimento dell’Euregio. Forse stiamo assistendo a una grande operazione mediatica populista, quasi sicuramente per rafforzare il peso dell’Austria come Stato nazionale nell’Unione, provando a capitalizzare il momento di difficoltà di Angela Merkel nella costituzione di un nuovo governo. Paradossalmente, la stasi politica in Germania, conferma la centralità di Berlino, la cui paralisi apre spazi a queste manovre. In parallelo, l’estrema debolezza di Bruxelles pare a propria volta facilitare questo tipo di accelerazioni a Est dove, non potendo giocarsi una carta Brexit, si mira così a ottenere maggior peso contrattuale»
Quale ruolo possono avere le istituzioni europee?
«Emerge una forte fragilità, rispetto alla quale si ritagliano spazio queste proposte che non possono essere liquidate soltanto come estrema destra, sarebbe un’analisi troppo semplicistica. Formazioni come il FpÖ austriaco oppure Alternative für Deutschland in Germania, insistono molto sul discorso del Volk, come rivendicazione per il diritto alla rappresentanza del popolo. La democrazia rappresentativa non pare più funzionare come prima e, dunque, lentamente si è avviato un processo di trasformazione. E in questo contesto l’Austria, ma anche l’Ungheria e la Polonia, l’hanno risolta con una classe dirigente “autoritaria” che pretende di essere rappresentante di questo mandato popolare. In compenso la classe politica europea è assente»
Tornando sui confini, cosa succederà? Sarà nuovamente evocata una loro militarizzazione?
L’università federale tra Trento e Bolzano può essere una risposta a questa incursione dall’esterno
«Va capito, anche se è chiaro che non c’è bisogno dei carri armati. Le ultime evoluzioni fanno intendere che il nodo migrazioni era forse più un pretesto. Certo Trentino e Alto Adige hanno una situazione peculiare che è difficile far comprendere a chi non ci abita. Per esperienza diretta, posso dire che è molto difficile costruire progettualità condivise tra Trento e Bolzano, ma se si riuscisse ad avviare il laboratorio per federare le due università, non limitandosi alla retorica, potrebbero delinearsi una risposta e un contrappeso rispetto a questa “incursione” di Vienna».
L’analisi «Cattivo surrogato del Tirolo europeo, risultato del fallimento del progetto Euregio»