Un racconto in classe per imparare a dire «addio»
La scuola chiama lo psicologo Carletti: «Gli alunni devono sapere la verità. Aiutiamoli»
TRENTO Parlare di morte è sempre difficile. Lo è, ancora di più, se gli interlocutori sono ben lontani dall’età della maturità. Se sono bambini, come nel caso dei compagni di classe di Mario De Luca, il piccolo morto a Cles tra domenica e lunedì. Sei anni appena. Tanto che la scuola primaria frequentata dal bimbo ha deciso di coinvolgere uno psicologo, il dottor Vinicio Carletti, affinché possa aiutare tutti a relazionarsi con quanto accaduto.
Dottore, come si affronta una simile tragedia?
«Non ci sono parole. Le morti dei bambini rendono impotenti tutti, anche gli adulti che, spiazzati, non sanno come comportarsi, perché è difficile accettare un simile dolore. Per questo, questa sera (ieri per chi legge) incontrerò i genitori degli altri bambini, domani (oggi, ndr) andrò direttamente in classe, ma il ruolo più importante sono convinto non sia il mio».
Di chi è?
«Degli adulti che con questi bimbi hanno già instaurato un rapporto di fiducia, di confidenza, di sincerità. Quindi i loro genitori e le loro maestre. Per questo, mi confronterò anzitutto con loro e cercherò di guidarli, perché parlare con un bambino di morte è quanto di più difficile possa esserci».
Quali le parole da usare?
«Non esiste un vero e proprio vademecum. Ciò che rende la situazione tanto delicata è proprio che i bambini sono soliti dare risposte spiazzanti. Sono capaci di dirti: “Mario è morto. Ma quando torna?” Questo perché non sanno cosa sia un addio definitivo».
Ma è importante dire la verità?
«Si assolutamente. Bisogna essere sinceri e riuscire a contestualizzare l’assenza, dicendo ai bimbi che il loro compagno non c’è più fisicamente, ma continua a esistere nei loro cuori o in cielo. La fede, in questo senso, può essere di grande aiuto. Così come è importante ricordare. Farlo con un disegno, con un piccolo dono, come il fiore che i bambini hanno messo sul suo banco, con una storia. Sto cercando un racconto che possa essere adatto a loro, una lettura che le maestre potranno riportare in classe per affrontare i giorni che verranno. Nulla passa in fretta, sopratutto in questo caso».
I genitori e le maestre dovranno sostenere i compagni di classe nell’ affrontare la perdita Il ricordo potrà avvenire con l’aiuto di un disegno, di un fiore, di una storia