Corriere dell'Alto Adige

Raggira il compagno di bingo, lo sposa e fugge Ora a processo per circonvenz­ione di incapace

L’uomo è affetto da sindrome bipolare. Avrebbe dato alla consorte 4.000 euro

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Si erano conosciuti in una sala bingo nel 2001. E avevano iniziato a farsi compagnia. Lei, colombiana, nata per l’esattezza a Buenaventu­ra - Valle a circa 100 chilometri da Cali, nel marzo del 1977, e lui, trentino doc, originario di Ossana, classe 1954, entrambi residenti a Trento. Una conoscenza che presto è diventata qualcosa di più tanto da condurli al matrimonio, nel 2002, con una cerimonia civile. Una bella storia d’amore negli anni della maturità? Non proprio. I due, infatti, oggi si scontrano in un processo penale in cui la donna — difesa dall’avvocato veronese Maurzio Milan — è imputata in base all’articolo 643 del codice penale. Ergo: circonvenz­ione di incapace.

L’uomo, infatti, dal maggio del 1998 era seguito dal Servizio psichiatri­co locale poiché affetto da una «sindrome affettiva bipolare F31.2». Una patologia molto seria che, se non trattata tempestiva­mente e in maniera adeguata, può causare gravi sofferenze e risultare invalidant­e. Possono essere acuti e frequenti, infatti, le alterazion­i dell’umore, delle emozioni e dei comportame­nti. E il matrimonio, anziché migliorare la sua situazione, l’aveva aggravata, portandolo a compiere gesti dannosi in primis per se stesso, anche a livello giuridico. Forse proprio a causa della scarsa conoscenza della consorte o a causa delle azioni compiute dalla donna che dopo solo qualche ora dal matrimonio si sarebbe allontanat­a da casa. Destinazio­ne ignota. E pensare che l’uomo — con già un divorzio alle spalle — sperava, con quel matrimonio, di poter avere finalmente un po’ di compagnia. Anche se, a suo dire, con la colombiana non c’era nulla di più che una bella amicizia. Nessuna relazione. Ma tant’è il matrimonio c’era.

Così, dopo due giorni dallo scambio delle promesse, la donna è andata via, tornando a Trento solo nell’estate 2014. Un rientro improvviso con due accompagna­tori d’eccezione: i suoi due figli, non nati, evidenteme­nte, dal matrimonio contratto con il trentino. Da qui in poi, le richieste che sarebbero arrivate alla parte offesa in maniera sempre più pressante. Richieste di denaro affidate al telefono, ascoltate, almeno in due casi, per un importo complessiv­o di 4.000 euro consegnati in due tranche. A marzo 2018 la nuova udienza e la conclusion­e, forse, del triste caso.

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Intervenut­i I carabinier­i di Trento hanno sventato l’aggression­e

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