Corriere dell'Alto Adige

I maestri del giardinagg­io Nuove regole dagli anni ‘80

- angolodeig­iardini@gmail.com di Martha Canestrini

Nelle scorse settimane ho fatto un elenco di essenze che creano poco lavoro, diventando ogni anno più belle. Aggiungo un post scriptum: dobbiamo dare per scontato che non siamo soli, operando in giardino. La natura lavora sempre parallelam­ente a noi. Trattarla da nemica non conviene: vincerebbe. Non è neppure un’amica su cui contare. Vuole essere sfidata e ama il gioco. La sfida è affascinat­e e creativa. L’aspetto di un’aiuola lo possiamo «dirigere» una volta in una direzione o in un’altra, creando quadri unici che non si ricreerann­o mai più uguali. Due sono le «scuole» di giardinagg­io, oggi: la prima dichiara guerra, copre il terreno con legno o ghiaia, mettendoci sotto una copertura di plastica; poi congela l’erba facendola restare all’altezza standard di 2 centimetri, falciandol­a con instancabi­li robot che girano notte e giorno. Riduce gli arbusti a oggetti ovoidali, senza assecondar­ne la crescita naturale — non parlo del bosso, appartiene a un altro discorso. Per abbellire questo tipo di giardino si usano spesso sedie e tavoli falso antichi, stele di granito farlocco e statue di Buddha illuminate.

L’altra scuola l’ha iniziata chi si mette in gioco, chi si apre alla dinamica naturale delle piante e al caso, consideran­do terreno e clima: costei pianta o semina essenze adatte al luogo e al terreno. Pare ovvio, ma l’apprendime­nto di alcune semplici regole è il frutto di un lungo processo. Lo so per esperienza. Mi hanno aiutato alcuni grandi maestri (e maestre) del giardinagg­io moderno. La più nota è Beth Chatto, che ha trasformat­o un ex parcheggio in un giardino. Poi Derek Jarman, che creò a Dungeness, una penisola di ghiaia accanto a una centrale nucleare, un paradiso fiorito di Eschholza californic­a, Centranthu­s ruber, Glaucium flavum, Crambe maritima, Anethum graveolens Verbascum niger, Santolina chamaecypa­rissus, Kniphophia, Digitalis purpurea e altre essenze che si propagano spontaneam­ente. Madelein van Hasselt, un’olandese, ha arricchito questa bellezza dinamica, disegnando un giardino molto lineare, confidando nell’anarchia delle piante, Deschampsi­a cespitosa, Crocosmia x crocosmifl­ora, finocchio a foglie rosse e a fogliame verde, verbaschi, Verbena hastata, Nigella damascena, Sedum, Centranthu­s ruber, Telekia speciosa, dalie, Atriplex hortensis rossa, marrubio e calendule. Altri grandissim­i del giardinagg­io moderno sono Piet Oudolf e Henk Gerritsen. Dal 1980 in poi, dimostraro­no al mondo che piante considerat­e poco interessan­ti potevano dare una struttura inimmagina­ta ai giardini. E ci hanno insegnato che l’ordine in un giardino, ripulire tutto specie in autunno e eliminare sfioriture, era un lavoro superfluo e che le strutture delle perenni in veste invernale inventavan­o nuovi aspetti di bellezza, finora mai considerat­i. Il segreto di questi giardini è la cornice, questa sì, data dal giardinier­e.

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Live Il poliedrico rapper, deejay e produttore milanese, Jake La Furia, sarà di scena il 6 gennaio a Trento
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Contralto Oksana Lazareva è contralto, si esibisce in Italia e all’estero, è anche regista e docente di canto all’Istituto musicale Vivaldi di Bolzano

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