I maestri del giardinaggio Nuove regole dagli anni ‘80
Nelle scorse settimane ho fatto un elenco di essenze che creano poco lavoro, diventando ogni anno più belle. Aggiungo un post scriptum: dobbiamo dare per scontato che non siamo soli, operando in giardino. La natura lavora sempre parallelamente a noi. Trattarla da nemica non conviene: vincerebbe. Non è neppure un’amica su cui contare. Vuole essere sfidata e ama il gioco. La sfida è affascinate e creativa. L’aspetto di un’aiuola lo possiamo «dirigere» una volta in una direzione o in un’altra, creando quadri unici che non si ricreeranno mai più uguali. Due sono le «scuole» di giardinaggio, oggi: la prima dichiara guerra, copre il terreno con legno o ghiaia, mettendoci sotto una copertura di plastica; poi congela l’erba facendola restare all’altezza standard di 2 centimetri, falciandola con instancabili robot che girano notte e giorno. Riduce gli arbusti a oggetti ovoidali, senza assecondarne la crescita naturale — non parlo del bosso, appartiene a un altro discorso. Per abbellire questo tipo di giardino si usano spesso sedie e tavoli falso antichi, stele di granito farlocco e statue di Buddha illuminate.
L’altra scuola l’ha iniziata chi si mette in gioco, chi si apre alla dinamica naturale delle piante e al caso, considerando terreno e clima: costei pianta o semina essenze adatte al luogo e al terreno. Pare ovvio, ma l’apprendimento di alcune semplici regole è il frutto di un lungo processo. Lo so per esperienza. Mi hanno aiutato alcuni grandi maestri (e maestre) del giardinaggio moderno. La più nota è Beth Chatto, che ha trasformato un ex parcheggio in un giardino. Poi Derek Jarman, che creò a Dungeness, una penisola di ghiaia accanto a una centrale nucleare, un paradiso fiorito di Eschholza californica, Centranthus ruber, Glaucium flavum, Crambe maritima, Anethum graveolens Verbascum niger, Santolina chamaecyparissus, Kniphophia, Digitalis purpurea e altre essenze che si propagano spontaneamente. Madelein van Hasselt, un’olandese, ha arricchito questa bellezza dinamica, disegnando un giardino molto lineare, confidando nell’anarchia delle piante, Deschampsia cespitosa, Crocosmia x crocosmiflora, finocchio a foglie rosse e a fogliame verde, verbaschi, Verbena hastata, Nigella damascena, Sedum, Centranthus ruber, Telekia speciosa, dalie, Atriplex hortensis rossa, marrubio e calendule. Altri grandissimi del giardinaggio moderno sono Piet Oudolf e Henk Gerritsen. Dal 1980 in poi, dimostrarono al mondo che piante considerate poco interessanti potevano dare una struttura inimmaginata ai giardini. E ci hanno insegnato che l’ordine in un giardino, ripulire tutto specie in autunno e eliminare sfioriture, era un lavoro superfluo e che le strutture delle perenni in veste invernale inventavano nuovi aspetti di bellezza, finora mai considerati. Il segreto di questi giardini è la cornice, questa sì, data dal giardiniere.