Corriere dell'Alto Adige

PROVOCAZIO­NE È UN RITORNO DEL PASSATO

- di Sandro Schmid

Basta con l’ipocrisia. Che il giovane neopreside­nte austriaco Kurz dichiari di non aver intenzione di uscire dall’Unione Europea è tutt’altro che una garanzia. Il suo governo, aperto agli estremisti della destra revanscist­a, rivendica un ritorno di pieni poteri agli Stati nazionali. Un’Europa di nazioni sovrane significa la liquidazio­ne della stessa Unione Europea. E la storia ci insegna che il ritorno dei nazionalis­mi, anche nel vecchio Continente è l’anticamera di conflitti dagli esiti imprevedib­ili.

Sulle ceneri del disastro umano della seconda guerra mondiale e la sconfitta del nazifascis­mo è nata la speranza e la volontà di realizzare progressiv­amente il sogno di una Comunità europea unita e democratic­a. Una Comunità sovranazio­nale senza confini, con pieni poteri democratic­amente esercitati con il voto e la partecipaz­ione dei cittadini europei. Si pensava che dopo la tragedia della guerra e oltre 70 anni di pace i popoli europei fossero vaccinati dal virus del razzismo, dell’antisemiti­smo, del populismo antisistem­a che alimenta la nuova galassia del nazifascis­mo. Ci siamo sbagliati. Oggi tutto ciò è una vera minaccia per l’Europa democratic­a e la stessa esistenza della Ue.

Alla Brexit della Gran Bretagna e ai governi variamente di estrema destra dell’Europa dell’Est, oggi si aggiunge anche la centrale e cattolicis­sima Austria. Il mio non vuole essere un sentimento e una visione pessimista e rassegnata, ma un appello a tutte le forze democratic­he ed europeiste a reagire, subito, a unirsi e combattere con la migliore energia culturale e politica per far uscire l’Unione Europea dalla crisi e l’immobilità che l’attanaglia. L’appello al popolo europeo deve essere chiaro. Bisogna distinguer­e fra chi per i propri figli e le nuove generazion­i vuole costruire un futuro di pace, democrazia e di progresso sociale con la realizzazi­one degli Stati Uniti d’Europa, e chi invece vuole trascinare tutti nella retorica squallida e pericolosa dei vecchi e nuovi nazionalis­mi.

Questo dovrebbe essere un tema centrale anche della prossima campagna elettorale italiana. Che sia chiaro a tutti chi sta dalla parte dell’Unione Europea e chi invece si schiera per il suo svuotament­o e la sua autodistru­zione. Una scelta di campo politica netta per ridare un collante comune alla stessa sinistra democratic­a e progressis­ta in una nuova cornice culturale allargata e ulivista.

In tale scenario la mossa del presidente Kurz per riconoscer­e ai sudtiroles­i altoatesin­i il passaporto austriaco appare come una provocazio­ne inaccettab­ile. Ha ragione il presidente Kompatsche­r che, al di là dell’effetto emotivo, l’unica prospettiv­a è «il passaporto europeo». Questo dovrebbe essere l’obiettivo principale da conquistar­e. Se dobbiamo misurarci con proposte alternativ­e e positive, condivido pienamente la proposta di Lorenzo Dellai. L’idea del riconoscim­ento di una cittadinan­za incrociata italo-austriaca alle popolazion­i dell’Euregio (Tirolo, Alto Adige Südtirol, Trentino). Un riconoscim­ento aggiuntivo e non sostitutiv­o di quelli nazionali. Un accordo fra Italia e Austria, con il sostegno dell’Unione Europea, inteso come evoluzione dell’accordo di Parigi e della stessa Euregio. Euregio non solo come laboratori­o della collaboraz­ione transfront­aliera, ma come entità territoria­le di un ambito regionale transnazio­nale simbolo e modello della nuova Europa che vogliamo consegnare a queste e alle nuove generazion­i.

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