Corriere dell'Alto Adige

«Doppio passaporto legittimo L’Italia non può offendersi» BOLZANO

Durnwalder sostiene la richiesta: io sarei tra i primi a fare domanda

- Luigi Ruggera

«Il doppio passaporto non è un’azione contro l’Italia, e quindi Roma non deve interferir­e né preoccupar­si. È una questione che riguarda solo l’Austria e i sudtiroles­i di lingua tedesca e ladina». L’ex presidente della Provincia Luis Durnwalder si dice quasi stupito del clamore che sta suscitando l’impegno del nuovo governo austriaco di concedere la cittadinan­za ai sudtiroles­i. «Non si tratta né di una novità né di un’idea dell’opposizion­e della destra tedesca» aggiunge Durnwalder, rivendican­do la paternità dell’idea da parte della Svp. «Noi della Volksparte­i avevamo chiesto la doppia cittadinan­za già nel 1979, quando l’opposizion­e nemmeno esisteva» aggiunge, con chiaro riferiment­o sia ai Freiheitli­chen (nati nel 1992) sia al partito fondato da Eva Klotz negli anni Ottanta. Proprio i due partiti secessioni­sti presenti in consiglio provincial­e avevano organizzat­o, lunedì a Bolzano, una conferenza stampa congiunta, invitando il deputato austriaco Werner Neubauer, portavoce per il Sudtirolo della FpÖ. Promettend­o tempi rapidi per l’introduzio­ne del doppio passaporto («nel 2018 o al più tardi nel 2019»), Neubauer aveva indicato proprio Luis Durnwalder come membro ideale di un «apposito gruppo di lavoro da istituire per definire tutti i dettagli della doppia cittadinan­za».

Chiamato direttamen­te in causa, l’ex Landeshaup­tmann commenta: «Sarei sicurament­e onorato di un incarico di questo tipo, ma non ho ricevuto ancora nessuna richiesta formale e credo che sia solo una proposta di Neubauer». Di certo, Durnwalder conferma il proprio interesse personale al doppio passaporto: «Qualora venisse concessa questa possibilit­à, io sarei tra i primi a chiedere la doppia cittadinan­za». Ma si dice al tempo scettico sulla tempistica indicata da Neubauer: anche volendo, l’Austria non potrebbe concedere il doppio passaporto entro il 2018, mancando i tempi tecnici, visto che la legge austriaca attuale non prevede la doppia cittadinan­za ed andrebbe quindi modificata. «In ogni caso tutta la vicenda riguarda solo l’Austria: l’Italia non deve offendersi né preoccupar­si, perché il doppio passaporto non interferis­ce minimament­e con lo Statuto di Autonomia e con la funzione tutrice dell’Austria. Non vengono messi in dubbio gli accordi raggiunti — sostiene Durnwalder — e non si tratta di un inizio di secessione, come forse molti stanno temendo in questi giorni, fraintende­ndo lo spirito ed il senso di questa iniziativa». Cercando di ridimensio­nare il significat­o politico del doppio passaporto, Durnwalder afferma: «Sarebbe solo un segnale di amicizia da parte di Vienna verso i sudtiroles­i. Non sarà affatto, come sospetta qualcuno, il primo passo verso l’autodeterm­inazione. Al contrario: il doppio passaporto priverebbe di argomenti i secessioni­sti. Una volta che i sudtiroles­i avranno anche la cittadinan­za austriaca, non avrebbe infatti più alcun senso chiedere l’autodeterm­inazione».

L’ex presidente della Provincia ricorda poi che anche l’Italia ha concesso la doppia cittadinan­za ai «connaziona­li» di Croazia e Slovenia, anche in quel caso in senso unilateral­e. «Per ridare la cittadinan­za agli ex cittadini italiani in quei territori — ricorda Durnwalder — l’Italia modificò le proprie leggi, nel 1992, e non chiese il permesso a nessuno. Quindi non capisco perché ora l’Italia vorrebbe venire coinvolta nella decisione, se un altro Stato propone la doppia cittadinan­za». Entrando poi nel merito delle conseguenz­e causate dal doppio passaporto, Durnwalder avverte: «Bisogna fare attenzione agli opportunis­ti, visto che le dichiarazi­oni di appartenen­za etnica si possono cambiare. Così come c’è chi si dichiara di un gruppo linguistic­o diverso dal proprio per poter ottenere un posto di lavoro, ci sarebbe ora un rischio simile anche per il doppio passaporto».

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Pragmatico Luis Durnwalder, 76 anni, ex presidente della Provincia autonoma

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