Campanella sublime Con Liszt e Franck
Il sigillo di Michele Campanella su un concerto, su una registrazione, su un libro-intervista e persino su uno dei più rarefatti e, insieme, pop tra i calendari musicali (ovvero il festival Spinacorona a Napoli) dovrebbe esser commentati e raccontati solo dall’Umberto Eco di Il nome della rosa.
Una impervia intrapresa che proviamo ad affrontare anche noi, si parva licet, legandoci ai sublimi concerti che il musicista, grande maestro anche di pianismo, ha offerto l’altra sera a Bolzano e ieri a Trento, con l’orchestra Haydn diretta da Andris Poga, da ieri acquisita realtà del podio musicale.
Ma prima di dire dei concerti, eccoci a segnalare il cd dedicato alla Sonata in Si minore di Liszt e la fluida e intrigante intervista pubblicata da Castelvecchi Quisquilie e
pinzillacchere, storia di un musicista napoletano raccontata a un amico (a cura di Riccardo Risaliti). Ovvero le due più recenti «uscite in libreria» di Campanella. E degnissime di finir ai piedi del miglior Tannenbaum.
Il regalo che il maestro ha poi voluto affidare alle platee di Bolzano e di Trento è stato, se possibile, più fervido ed emozionante. Prima, di Liszt Malédiction per pianoforte e archi e poi di César Franck Variazioni sinfoniche per pianoforte e orchestra: due archetipi interpretativi del maestro partenopeo ma cittadino del mondo.
La seconda parte del programma è stata affidata a Felix Mendelssohn Bartholdy con la Sinfonia n. 4 in la maggiore, op. 90 Italiana. Ed è stato qui che Haydn e Poga hanno a loro volta fatto al pubblico un cadeau natalizio importante. Campanella, che suona da decenni (anche) le due complesse e declinanti partiture di queste serate ovviamente eseguite a memoria, ha reso un servizio al pianoforte e alla storia della musica, non necessariamente in quest’ordine. Dalla tecnica alla passione, dalla interpretazione agli equilibri esecutivi. A Bolzano, battimano prolungati (e un solo bis), affettuosi e convinti.