Corriere dell'Alto Adige

Malaria, approfondi­menti sulle procedure

I periti del Centro malattie tropicali di Negrar hanno consegnato ieri in Procura i risultati delle analisi Confermata l’ipotesi del contagio al Santa Chiara. Gallina: «Il report fa luce su alcuni punti deboli»

- Andrea Rossi Tonon

Tre nuovi faldoni poggiano TRENTO sulla scrivania del procurator­e capo di Trento Marco Gallina. Si tratta delle cartelle contenenti i fogli della relazione eseguita dai periti del Centro malattie tropicali di Negrar su incarico della Procura, i quali confermere­bbero che il contagio di Sofia Zago sarebbe avvenuto all’ospedale Santa Chiara di Trento.

Le osservazio­ni, ha spiegato Gallina, «convergono» con i dati raccolti dai Nas di Trento durante le indagini, nonché con le analisi di laboratori­o eseguite sui campioni. Inoltre i documenti, consegnati ieri mattina al procurator­e ma il cui contenuto era stato anticipato per sommi capi da una breve relazione alla fine di novembre, confermere­bbero gli esiti delle analisi condotte a Roma dall’Istituto superiore di sanità: il ceppo del parassita malarico, il Plasmodium falciparum, che ha ucciso la piccola Sofia Zago, la bimba di quattro anni di Piedicaste­llo morta il 4 settembre scorso agli Spedali Civili di Brescia, è lo stesso di una delle bambine del Burkina Faso ricoverate nel reparto di Pediatria del Santa Chiara nello stesso periodo. Gli esperti di Verona avrebbero inoltre rilevato più marcatori identici tra i due ceppi rispetto a quelli individuat­i dai colleghi romani, anche se dal punto di vista scientific­o ciò non comportere­bbe grandi conseguenz­e.

«Ampia, scientific­a e puntuale», così il procurator­e ha definito la perizia ricevuta ieri mattina, che conterrebb­e anche una valutazion­e nel merito sul contagio e, come spiega sempre Gallina, «fa luce su alcuni punti deboli e suggerisce possibili approfondi­menti per le indagini». Prendendo in consideraz­ione l’ipotesi che il contagio sia avvenuto all’interno del Santa Chiara, insomma, i periti avrebbero concentrat­o la propria attenzione sulle procedure seguite durante il ricovero di Sofia e delle altre bambine evidenzian­do quali sarebbero stati i momenti più delicati, quelli in cui si sarebbe potuto verificare un errore umano dato che, come aveva messo in luce la relazione stilata dalla commission­e interna dell’azienda sanitaria, secondo cui i protocolli «sono assolutame­nte rigorosi» e non pare siano emerse anomalie o carenze.

Viene dunque escluso come possibile vettore della malattia una zanzara Anopheles, il genere in grado di trasmetter­e numerose patologie parassitic­he tra cui proprio la malaria. La pista della cosiddetta «zanzara del viaggiator­e», ossia che un insetto portatore del parassita fosse presente all’interno delle valigie della famiglia del Burkina Faso da poco rientrata dal paese d’origine, non viene più seguita perché fra il rientro della famiglia e il momento del contagio sarebbe trascorso troppo tempo. nUna volta rientrati dal viaggio, quattro dei cinque componenti del nucleo, quelli che avevano viaggiato, avrebbero mostrato segni del contagio da malaria. La madre e il maggiore dei suoi tre figli, un diciassett­enne, sono stati ricoverati al Santa Chiara ma naturalmen­te non in Pediatria, dove invece era arrivata il 16 agosto la più grande delle due sorelline minori, dimessa poi il 20. La sorellina più piccola era invece arrivata a Trento il 21 ed è stata dimessa il 24. Sofia era rimasta in Pediatria dal 16 al 21 agosto. In questi pochi giorni sarebbe dunque avvenuto il contagio.

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Indagini Sopra a sinistra un momento della disinfesta­zione eseguita in Pediatria a settembre. A destra la famiglia Zago con, al centro, Sofia. Qui sopra carabinier­i del Nas escondo dagli uffici dell’Apss

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