Corriere dell'Alto Adige

Lettere anonime firmate «Isis» Parte l’indagine

La minaccia: liberatelo o colpiremo. Tutte le buste sono state inviate da Verona

- Marco Angelucci

Minacce credibili o BOLZANO l’opera di un mitomane? La seconda ipotesi è quella decisament­e più probabile ma quando si tratta di terrorismo la prudenza non è mai abbastanza. Proprio per questo la procura di Bolzano ha disposto accertamen­ti su una serie di lettere firmate isis arrivate nei giorni scorsi. Tutte e quattro riportavan­o una foto in bianco e nero del leader islamista Mullah Krekar e la minaccia di colpire se non verrà subito liberato.

Le lettere sono arrivate tra il 14 ed il 15 dicembre. Al Comune di Bolzano, al Comune di Brunico, alla sede dell’azienda radiotelev­isiva Ras e alla chiesa evangelica di Merano dove è stata recapitata una busta destinata al comune ma con l’indirizzo sbagliato.

Il caso è subito finito in Procura e il procurator­e capo Giancarlo Bramante ha immediatam­ente incaricato il Ros di fare accertamen­ti sulla provenienz­a delle lettere. Il caso è anche stato più volte discusso all’interno del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica.

Tutte e quattro recavano il timbro postale di Verona ed erano scritte a macchina e fotocopiat­e. La firma è la stessa: «Islamische­r Staat- Isis Kämpfer». Ovvero Stato islami-cocombatte­nti Isis. Il testo, scritto in un tedesco parecchio sgrammatic­ato, lascia intendere che non si tratta di grandi profession­isti.

Oltre agli errori di ortografia e all’indirizzo sbagliato, ci sono altri elementi che fanno pensare che si possa trattare dell’opera di un matto. L’autore infatti minaccia attentati chimici se il mullah non sarà liberato.

Tutto fila salvo che Krekar non è in Italia e non è nemmeno detenuto. Attualment­e il mullah iracheno si trova in Norvegia e non è in carcere. Krekar però è effettivam­ente sotto processo a Bolzano e il 15 ci sarà l’udienza del procedimen­to in Assise. Oltre a Krekar sono imputati con l’accusa di associazio­ne a delinquere con finalità di terrorismo altre 5 persone (karim Rahim Twana, Zana Abdul Rahman Rahim, Hamasalih Awat Wahab, Bakr Ahmad e Jalal Kamil Fatah.

La prudenza non è mai troppa e il Ros ha già fatto una serie di controlli sui luoghi che potrebbero essere oggetto di attacchi chimici e batteriolo­gici ma dalle verifiche sarebbe emerso che avvelenare

L’allarme Il Ros dei carabinier­i, che aveva sgominato la cellula meranese, incaricato dell’indagine

gli acquedotti non è poi così facile. L’allerta però rimane alta. Sconfitto militarmen­te in Siria, lo Stato islamico ha perso il territorio ma il sogno del califfato è ancora vivo e vegeto. Soprattutt­o tra i jihadisti che sono tornati in Europa e ora potrebbero volersi vendicare.

Già in passato, quando in tribunale sono comparsi gli adepti di Krekar, le misure di sicurezza sono state imponenti. La cellula meranese era guidata da due cittadini iracheni: Abdul Rahman Nauroz e Mamosta Kawa, il professore, considerat­o l’ideologo del gruppo. Insieme a Hassan Saman i due erano riusciti a far partire per la Siria un ventenne meranese di origini kossovare, Eldin Hodza. Il quartetto è già stato condannato in appello con pene dai 4 ai 6 anni, il 15 compariran­no in tribunale i loro complici.

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