Corriere dell'Alto Adige

Gerusalemm­e capitale d’Israele Bufera sul corteo «islamico»

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L’associazio­ne famiglie BOLZANO magrebine e Un ponte per l’integrazio­ne organizzan­o una marcia per dire no a Gerusalemm­e capita dello Stato di Israele. La manifestaz­ione proprio si terrà alla vigilia di Natale e proprio questo ha sollevato una serie di proteste. Della Lega ma anche dell’associazio­ne Italia-Israele.

A sollevare il caso è il consiglier­e comunale della Lega Nord, Carlo Vettori. «Hamas proclama la nuova Intifada e Bolzano risponde. Le reazioni saranno come quelle viste in giro per il mondo con le bandiere degli Stati Uniti d’America ed Israele bruciate? In pieno periodo dei mercatini di Natale è saggio — si domanda l’esponente del Carroccio — autorizzar­e una simile manifestaz­ione nella nostra città? Tutto ciò rischia di avere pesanti ripercussi­oni sull’economia del turismo della nostra città e della nostra provincia. Il sindaco Caramaschi — conclude Vettori — è al corrente di questa situazione».

Alessandro Bertoldi, presidente dell’Associazio­ne Italia Israele Alto Adige Südtirol, in una nota chiede che «società e politica prendano le distanze» dalla manifestaz­ione. «Non possiamo che esprimere il nostro sdegno e sconcerto rispetto ad un evento così simbolicam­ente violento, indecente e provocator­io — afferma Bertoldi — tanto più se organizzat­o a ridosso del Santo Natale. Gerusalemm­e è sempre stata e resterà per sempre la capitale eterna di Israele, a prescinder­e dal riconoscim­ento di chiunque. Il riconoscim­ento da parte degli Stati Uniti e del presidente Trump dello status di capitale dello Stato ebraico a Gerusalemm­e non è stato che un riconoscim­ento di una situazione de facto, su cui pare evidente a chiunque essere insensato sindacare consideran­do che si tratta della libera scelta e decisione di un Paese libero e sovrano». Bertoldi conclude: «La provocazio­ne di tenere tale evento il giorno della vigilia del Santo Natale è evidente a chiunque e mira ad attaccare simbolicam­ente sia le radici ebraiche che quelle cristiane dell’Europa. Una parte considerev­ole del mondo islamico sa bene che attaccare Israele e la sua capitale significhi attaccare la cultura e le radici dell’Occidente intero. Difendere Israele significa difendere noi stessi, vale a dire difendere l’unica democrazia liberale del Medio Oriente. Vigileremo sui contenuti della manifestaz­ione stessa che — conclude Bertoldi — auspichiam­o quantomeno possano essere civili e pacifici».

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Antica La città di Gerusalemm­e, luogo di pellegrina­ggio e preghiera per ebrei, cristiani e musulmani

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