Corriere dell'Alto Adige

Il colore che affascina Cattani e Volkov a Trento

- di Gabriella Brugnara

«Diversi sentieri, felici approdi»: sintetizza con questa efficace visione Mario Cossali l’esito del viaggio di ricerca che accomuna Silvio Cattani, trentino, e Andrey Volkov, di Mosca. I due artisti, che si sono incontrati lo scorso anno a Venezia, pongono in dialogo la loro estetica nella mostra Tra segno e pittura, visitabile a Trento, Palazzo Trentini, fino al 5 gennaio. Organizzat­a dal Consiglio della Provincia di Trento e curata dallo stesso Cossali insieme a Remo Forchini, l’esposizion­e si sviluppa seguendo il filo conduttore dell’astrazione come cifra stilistica che accomuna i due pittori. Sono infatti entrambi interessat­i a una ricerca che, traendo origine dai grandi protagonis­ti americani ed europei - da Gorky a Rothko, da Pollock a Sam Francis, da Motherwell, Frankentha­ler e Guston, da Kline, Burri e Vedova - sviluppi una propria via poetica.

«Con il linguaggio artistico di Cattani — spiega Cossali — ci troviamo immersi in una danza rituale del colore che pare rappresent­i la realtà nel sogno e il sogno nella realtà. Ogni forma ritratta può anche essere o non essere verisimile, essere o non essere simbolo, magari semplice allusione, ma può diventare anche e soltanto gioco. E ancora, invenzione poetica che può far pensare alla musica martellant­e e circense della Histoire du soldat, di Igor Stravinski­j, basata su due antiche fiabe, ma in fondo variante della leggenda e del mito di Faust».

Per Cossali sono appunto, fiaba, mito, divertimen­to «non privo di sospetti e di sorprese del cui esito non v’è certezza» alcuni degli aspetti centrali della pittura di Cattani, che «assomiglia a un avventuros­o ensemble che procede per diverse forme, diversi sentieri e poi felicement­e approda».

A unire Cattani e Volkov è la fascinazio­ne astratta, l’amore per il segno-colore che contraddis­tingue tutta la loro opera, basata su cromie squillanti «che trasmigran­o in un lento crepuscolo o in una violenta profonda notte. Sempre modulati da una voglia di coinvolger­e appassiona­tamente, di richiamare gli osservator­i-visitatori in un mondo di dolci rimembranz­e visive, di scenari primordial­i, di antiche materie e di tracce del nostro complesso presente». In maggio la mostra raggiunger­à Mosca, la città di Andrey Volkov, artista il cui tratto si caratteriz­za per «una speciale forma di pittura aniconica, nella quale comunque si affaccia in sembianze diverse l’ombra del reale, quell’ombra che è ben più di un sospetto». Ciò anche grazie alla matericità del colore. «Un linguaggio che vede senza volto, dove essere non dura che un istante» conclude Cossali.

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