Palermo out, Staffler lancia Gnecchi Tommasini si defila: lavoro da finire
La minoranza rilancia Gnecchi. Staffler: assurdo tenerla fuori. Prende quota l’ipotesi Di Fede Rimangono in lizza Corrarati e De Pascalis. Pressing su Tommasini, il vicepresidente si defila
Elezioni politiche: il gran rifiuto del senatore Francesco Palermo (nella foto con Pasquali e
Bertinazzo) getta nel panico Svp e Pd, a cui spetta l’onere di fare il primo passo. Si pensa a una donna e circolano i nomi di Gnecchi e Di Fede. Tommasini declina l’invito: «Ho da fare qui».
L’uscente Ho stima di Liliana, ma non spetta a me decidere il nome L’assessore Occorre una figura con solidi legami nazionali e europei
Il gran rifiuto di Francesco Palermo getta nel panico il Pd e anche la Volkspartei. Ma è soprattutto tra i democratici, cui spetta l’onere di fare il primo passo, che è partita la caccia all’uomo. Anzi alla donna visto che andranno rispettate anche le quote rosa. E i nomi che circolano sono quelli della deputata uscente Luisa Gnecchi e della ex segretaria Liliana Di Fede. Tra le ipotesi anche quella di una candidatura del vicepresidente della giunta Christian Tommasini che però declina l’invito: «Occorre una figura con un profilo simile a quello di Palermo».
La decisione di Palermo era nell’aria da mesi. Ma il tempo trascorso non rende la scelta meno indolore. Nel Pd infatti tutti si stracciano le vesti per il gran rifiuto. Subito dopo si chiedono chi potrebbe prendere il posto del professore.
La fibrillazione del Pd altoatesino arriva fin sui network nazionali. Ieri il consigliere comunale Matteo Bonvicini è stato ospite su La7 per presentare a sua raccolta firme contro i candidati paracadutati da Roma. Il farmacista è tra i più ardenti sostenitori delle primarie che, dice, darebbero maggiore forza ai candidati e stimolerebbero la partecipazione.
Per il momento però il segretario Alessandro Huber intende dare priorità alla coalizione con la Stella Alpina. Le primarie sono uno scenario ancora difficile da ipotizzare ma non per questo escluse. I vertici dei due partiti dovrebbero incontrarsi tra natale e capodanno per fare il punto. In quella sede il Pd dovrebbe arrivare con delle proposte da sottoporre agli alleati della Svp. Al momento l’unico punto fisso è la candidatura di Gianclaudio Bressa al Senato. Quello della Camera invece è un rebus. Anche perché nell’Svp c’è chi sostiene che non è il caso di sostenere candidati del Pd sia alla Camera sia al Senato.
Appena annunciata la decisione di Palermo è partito il totonomi. Ci sono Claudio Corrarati e Michele Buonerba, due nomi della società civile che potrebbero avere un consenso trasversale. Ma ci sono anche nomi molto più politici. Come quello di Christian Tommasini. Il vicepresidente però si chiama fuori: «Occorre una persona con un profilo simile a quello di Palermo. Con solidi legami nazionali e internazionali».
Visto il problema di quote rosa la candidata ideale sarebbe una donna. Anche per questo la minoranza Pd rilancia il nome di Luisa Gnecchi. «Ha lavorato bene, potrebbe rappresentare il nostro elettorato di sinistra gode di grande stima anche all’interno della Svp. C’è un problema di quote rosa e Luisa è una donna. Mi chiedo cosa aspetti il partito a lanciarla» dice Uwe Staffler, candidato della minoranza all’ultimo congresso. In cambio di una candidatura della Gnecchi, sarebbe disposto anche ad accettare Bressa. «Sono contrario ma ho perso le primarie e in un partito serio ci si adegua. Ma il fatto che Luisa non venga candidata mi sembra assurdo».
La sinistra di Orlando per il momento non si sbilancia. Anche perché tra i possibili candidati c’è anche il capofila degli orlandiani, Mauro De Pascalis. «Presto per parlare di nomi. Per il momento pre- vale il rammarico per la scelta di Palermo. Credo — comme De Pascalis — che un’altra legislatura avrebbe potuto reggerla e offrire al territorio molto.
A prendere quota però è anche la candidatura di Liliana Di Fede. L’ex segretaria è molto stimata da Palermo che avrebbe fatto il suo nome come sostituta ideale. «Ho grandissima stima di Liliana ma non spetta a me scegliere chi prenderà il mio posto» sorride Palermo che ormai, stufo di una politica dove la forza conta più delle argomentazioni, ha deciso di tornare definitivamente alla carriera accademica.
Una decisione annunciata da tempo che però è stata ufficializzata solamente ieri con il senatore che ha pubblicato un intervento sul suo blog spiegando le ragioni che lo hanno spinto a chiudere la parentesi politica. «Sono convinto che non sarà un problema trovare un candidato all’altezza. Anzi credo che sarà più facile di cinque anni fa. Il mio nome venne fuori all’ultimo minuto, adesso c’è ancora molto tempo davanti e la collaborazione è ormai rodata» conclude il senatore.