Corriere dell'Alto Adige

Zeni: «Malaria, procedure regolari L’unica ipotesi è l’errore umano»

L’assessore difende l’ospedale. Da chiarire la tragica svista: «Ignoriamo quando»

- Andrea Rossi Tonon

«Dalle verifiche che abbiamo eseguito non emerge alcuna falla nelle procedure, e visto che si sta andando verso l’esclusione del contagio da zanzara, vuol dire che potrebbe essersi verificato un qualche errore umano». L’obiettivo è chiarire cosa sia avvenuto fra il 16 e il 21 agosto scorso al Santa Chiara. Come sia potuto succedere che Sofia Zago, la bambina di 4 anni morta per le conseguenz­e di una grave forma di malaria il 4 settembre, sia stata contagiata. Arrivare alla verità è «la speranza di tutti», ribadisce ancora una volta l’assessore provincial­e Luca Zeni, ma non è detto che ci si riesca.

Che si tratti di quelle dell’azienda sanitaria o di quelle condotte dalla Procura, le indagini in corso procedono incrociand­o elementi tecnici e dati di laboratori­o con ricostruzi­oni storiche, valutazion­i certificat­e e testimonia­nze. Per quanto riguarda gli approfondi­menti interni, la relazione eseguita per l’azienda sanitaria dal professor Giuseppe Ippolito, direttore scientific­o delle malattie infettive Lazzaro Spallanzan­i di Roma, chiarirebb­e che le procedure eseguite al nosocomio trentino non avrebbero falle, come chiarisce Zeni e come aveva sottolinea­to anche giovedì il direttore dell’Apss Paolo Bordon. Tuttavia la perizia dell’Istituto superiore di sanità e quella degli esperti del Centro malattie tropicali di Negrar incaricati dalla Procura concordere­bbero sul fatto che il contagio di Sofia sarebbe avvenuto al Santa Chiara, che il ceppo di malaria della bimba sarebbe lo stesso di una delle bambine ricoverate con lei e da poco rientrare dal Burkina Faso, ed infine entrambe escludereb­bero come vettore una zanzara.

Questa serie di elementi farebbe quindi prendere corpo all’ipotesi dell’errore umano. «Se c’è stato, si dev’essere trattato di un errore marchiano» aveva dichiarato un mese fa il procurator­e capo di Trento Marco Gallina, e lo stesso ribadisce Zeni. «Essendo le procedure corrette, se è stato commesso un errore dovrebbe essere stato grossolano» dice l’assessore, aggiungend­o inoltre che «però noi non l’abbiamo riscontrat­o, non siamo riusciti a capire quando potrebbe essere stato commesso». Alcuni spunti per possibili approfondi­menti alle indagini in questo senso, aveva spiegato giovedì Gallina, sarebbero però contenuti proprio nella relazione consegnata­gli quella mattina dagli esperti veronesi.

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Cartelle e prelievi I militari del Nas mentre escono dal Santa Chiara lo scorso settembre

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