Corriere dell'Alto Adige

Un Paese «disadattat­o»

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Dopo l’ubriacatur­a di repubblica­nesimo anti-Savoia per il ritorno di alcune spoglie di quelli che furono i reali d’Italia, sembrava tutto piu’ tranquillo. Gli umori monarchici e nostalgici sembrava si fossero calmati. No, non è andata così.

A riattizzar­e le polemiche ci hanno pensato gli amici coeuropei d’Austria, che vogliono dare la cittadinan­za aggiuntiva del loro Paese agli alto-atesini, manco fossero i figli minorenni di genitori di due Paesi diversi che, però, a 18 anni devono scegliere quale cittadinan­za chiedere. E infatti i vari destrorsi, che talvolta si vergognano anche di dire che — dimentichi di Salò — sono un po’ monarchici, hanno promesso barricate al Brennero, come se già non bastassero le code chilometri­che in quella autostrada per fermare la mobilità tra i due Paesi. E noi ci siamo domandati: ma che ne faranno gli altoatesin­i di una doppia cittadinan­za? Non sarebbe meglio, se proprio si sentono a disagio nonostante i privilegi della loro Regione autonoma e straricca, dire che sono europei?

«Bell’Italia amate sponde, pur vi torno a riveder», per parafrasar­e la letteratur­a di Vincenzo Monti, simbolo di voltagabba­na. Ci piace di piu’ guardare ed ascoltare con distacco irriverent­e queste vicende. Altro che «belle sponde», siamo proprio disadattat­i. Ma, col cuore e con la mente, felici di esserlo, sperando di comunicarl­o. Vincenzo Donvito, presidente Aduc

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