Schützen, un testimonial «spaziale»
Polemica per i riferimenti del recordman a Orban e alle dittature
Polemiche per la scelta degli Schützen di portare a Merano il recordman austriaco Felix Baumgartner per le feste hoferiane. L’austriaco è noto per le sue posizioni «pro-Orban».
«Nessuno avrebbe mai pensato che Felix Baumgartner sarebbe stato capace di compiere quel salto. Eppure lo ha fatto».
Elmar Thaler, capo delle compagnie degli Schützen tirolesi, allarga le braccia mentre spiega la scelta di invitare il recordman austriaco in occasione della commemorazione di Andreas Hofer a Merano il prossimo 18 febbraio.
«È stato capace di infrangere il muro del suono in caduta libera da 39.000 metri d’altezza quindi penso che possa essere in grado di resistere pure alle polemiche tipiche della nostra terra». Già perché la scelta è stata molto criticata viste le dichiarazioni politiche rilasciate da Baumgartner in passato. L’auspicio di una «dittatura moderata» in Austria qualche turbolenza l’ha creata. Non solo, lo stesso paracadutista aveva omaggiato il premier ungherese Orban per la sua politica anti migranti: «Meriterebbe il Nobel per la pace» fu la sua riflessione.
«Anche avessimo invitato il Papa qualcuno si sarebbe lamentato — replica Thaler — ma qui ci troviamo di fronte ad un uomo straordinario. Nella nostra attività di Schützen abbiamo costantemente a che fare con persone che ci indicano come sognatori pazzi. Dobbiamo sempre fare i conti con chi considera il nostro obiettivo poco più di un miraggio ma sono le stesse identiche cose che dicevano a Baumgartner prima che si inventasse quel salto. Allora ho pensato che il suo messaggio fosse perfetto per noi. Oltretutto esistono affinità anche tra Baumgartner e la figura di Andreas Hofer. Quali? Per esempio, il fatto di differenziarsi da un mainstream imperante. Felix ha realizzato qualcosa di inconcepibile per il resto delle persone ma anche Hofer è andato contro il pensiero comune. Avrebbe avuto una vita più facile se fosse rimasto a fare l’oste senza dannarsi l’anima eppure ha deciso di combattere per qualcosa di più, che tutti gli altri ritenevano impossibile». Ultima riflessione: «In questo periodo, così a ridosso del voto, non sarebbe stato ideale concedere il palco ad un politico», conclude Thaler.