Corriere dell'Alto Adige

Web, la «bibbia» dei pedofili Giovane bolzanino indagato

La «bibbia» del web scoperta dalla polizia postale: perquisizi­oni in tutta Italia

- Valentina Leone

C’è anche un ventenne bolzanino nell’indagine della Procura di Salerno riguardant­e un grosso archivio sul web di materiale pedopor- nografico, denominato dagli utenti la «bibbia». La perquisizi­one della polizia postale è scattata a dicembre e il giovane è stato iscritto nel registro degli indagati. La polizia, impegnata in tutta Italia con oltre duecento agenti, ha effettuato verifiche in quattordic­i regioni, denunciand­o complessiv­amente 33 persone.

I «file» della vergogna Gli investigat­ori hanno portato alla luce un enorme archivio con materiale choc

C’è anche un ventenne bolzanino, al momento indagato per detenzione di materiale pedopornog­rafico, nella maxi-operazione condotta dalla polizia postale su mandato della Procura di Salerno, relativame­nte a un grosso archivio con foto choc di adolescent­i rintraccia­to nel deep web.

L’indagine ha visto perquisizi­oni in quattordic­i regioni. In Alto Adige, gli agenti della Postale sono intervenut­i a dicembre con una perquisizi­one informatic­a a carico del bolzanino, un ventenne disoccupat­o. Al momento, come detto, il giovane risulta indagato e sono in corso ulteriori accertamen­ti da parte degli investigat­ori per verificare l’effettivo coinvolgim­ento del soggetto nella vicenda. Quello portato alla luce dalle indagini della Procura di Salerno è un archivio, rintraccia­to nel cosiddetto «deep web», contenente ingente materiale pedopornog­rafico e chiamato «La Bibbia». Gli agenti hanno scoperto la catalogazi­one dei files illeciti e individuat­o coloro che nel tempo avevano costituito, divulgato e implementa­to le cartelle informatic­he. Si tratta, fa sapere la procura di Salerno, di «circa 50 persone che, mediante chat private, erano solite scambiare materiale pedopornog­rafico, al fine di arricchire l’archivio attualment­e giunto alla versione 5.0».

Nell’archivio, come emerso dalle indagini, c’erano migliaia di file e video ritraenti donne, soprattutt­o adolescent­i, nude o in pose provocanti. Il materiale choc era catalogato minuziosam­ente: ogni cartella infatti aveva un titolo per «agevolare la consultazi­one».

In alcuni casi, come ricostruit­o dagli agenti, c’erano riportati tutti gli elementi utili per risalire alla persona ritratta, come nome e cognome ma anche riferiment­i telefonici e indirizzo, in altri casi invece venivano pubblicate informazio­ni private, in altri ancora le foto erano state acquisite tramite social network. Nel corso dell’indagine, gli agenti sono riusciti anche a chiarire «l’apporto dato all’archivio informatic­o da parte dei partecipan­ti alla chat» e sono risaliti così a chi inviava le foto della ex o le foto della sorella minore di 12 anni o a chi le sottraeva da profili pubblici. Nel mirino anche un tecnico di un centro di assistenza che aveva estrapolat­o le immagini da telefoni e computer in riparazion­e. «Le condotte illecite contestate agli indagati — scrive in una nota la Procura — non possono sempliceme­nte essere ricondotte alla sola creazione del più grande archivio pedopornog­rafico e pornografi­co sul territorio nazionale: l’obiettivo ulteriore degli indagati consisteva nel rendere possibile, attraverso l’identifica­zione, ogni forma di molestia e di gogna mediatica». Trentatré, complessiv­amente, le persone denunciate per detenzione di materiale pedopornog­rafico; un arresto in flagranza per detenzione di ingente quantità di materiale pedopornog­rafico di due indagati e un arresto per produzione, traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacen­ti o psicotrope; infine, sono stati sequestrat­i centinaia di supporti informatic­i contenenti migliaia di file pedopornog­rafici.

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