Ricchezza, l’Alto Adige svetta L’Ire: distribuzione bilanciata
Studio Ire sul rischio povertà. L’Alto Adige a quota 5,9%, il miglior dato Ue
In Alto Adige la distribuzione di ricchezza e benessere risulta equa e bilanciata rispetto alle altre regioni europee. È quanto riscontrato dall’Istituto di ricerca economica della Camera di commercio, che ha analizzato vari indicatori sulla povertà e realizzato un confronto internazionale, considerando il rischio di povertà e la deprivazione materiale.
Una distribuzione equa e bilanciata di ricchezza e benessere rispetto alle altre regioni europee. È quella riscontrata in Alto Adige dall’Istituto di ricerca economica della Camera di commercio, che ha analizzato vari indicatori sulla povertà e realizzato un confronto internazionale.
Due gli indicatori principali considerati: da un lato il rischio di povertà e dall’altro la deprivazione materiale, che si misura in base all’incidenza di problemi specifici. I dati analizzati sono quelli rilevati fra il 2014 e il 2016 dall’indagine Eu-Silc di Eurostat. Per la provincia di Bolzano si può dire che le notizie sono più che buone. Sul fronte della povertà si registra la quota più bassa a livello di Euroregione — ma anche rispetto alla media Ue — di popolazione a rischio. Tale rischio colpisce le persone con un reddito equivalente inferiore o pari al 60 per cento del reddito equivalente mediano sul totale delle persone residenti, ed è caratterizzato da un basso potere d’acquisto e dalla tendenza all’esclusione sociale.
Questa situazione riguarda in Alto Adige appena il 5,9 per cento degli abitanti. Sotto questo aspetto le cose vanno peggio non solo nel resto d’Italia (20 per cento di popolazione a rischio) e dell’Unione (17,3 per cento la media dell’Europa a 28), ma anche della Germania locomotiva d’Europa (16,6 per cento), e dei vicini tirolesi (14,5 per cento) e in generale austriaci (14,1 per cento. Gli unici ad avvicinarsi ai livelli altoatesini (seppure con un valore del 9,9 per cento, poco meno che doppio rispetto a quello registrato a nord di Salorno) sono i vicini trentini, con un 9,9 per cento di popolazione a rischio povertà. Stessa dinamica — seppure con differenze lievemente inferiori — si registra per quanto riguarda l’indice di deprivazione materiale, che in Alto Adige si attesta al 3,7 per cento. In questo caso però il primato va al Tirolo, dove sono appena il 3 per cento degli abitanti a essere inclusi in questa categoria. L’indice di grave deprivazione materiale calcola la percentuale di persone che vivono in famiglie che devono affrontare almeno quattro di questi nove problemi: avere arretrati per il mutuo, l’affitto, le bollette o per altri debiti; non poter riscaldare adeguatamente l’abitazione; non poter sostenere spese impreviste di 800 euro; non potersi permettere un pasto adeguato ogni due giorni o uno o più fra «extra» quali una settimana di ferie all’anno, un’automobile, una lavatrice, un televisore a colori o un telefono. «Con un indidonazioni ce del 3,7 per cento, l’Alto Adige si colloca al livello dei paesi mitteleuropei come Austria (3,5 per cento) e Germania (4,4 per cento).
Il dato dell’Alto Adige è inoltre inferiore a quello italiano ed europeo, che sono rispettivamente dell’11,7 e dell’8,2 per cento» rilevano dalla Camera di commercio di Bolzano. A dare la cifra del benessere registrato in Alto Adige è il Pil pro capite, che con un valore di 41.141 euro, colloca la provincia autonoma tra le regioni europee più benestanti e con un’equa distribuzione del benessere.