Giancola, linea dura contro il Jobs act «Dobbiamo dare lavoro a tutti »
Il candidato di Potere al popolo: «Socialismo o barbarie»
Michele Giancola, 35 anni, è tesserato di Rifondazione comunista, educatore al convitto Cesare Ritz di Merano, alla sua prima candidatura alla Camera nel collegio Bolzano Bassa-Atesina in forza alle liste di Potere al Popolo.
Di quali interessi si farebbe portatore in Parlamento?
«Mi concentrerei sui diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Eliminerei il Jobs act, la legge abolitiva dell’articolo 18, nonché il pacchetto Treu. Lavorare meno e lavorare tutti può essere uno slogan ancora valido per noi».
Il Jobs act è un grande cavallo di battaglia anche della Lega.
«Non è una questione ideologica, bisogna vedere cosa propone il partito del carroccio. Ci sono sicuramente cose che non collimano con le nostre idee. Bisogna capire come loro vogliono abrogare il Jobs act».
Nel vostro programma si parla di imposta sui grandi patrimoni, ma si percepisce anche un po’ di anti-europeismo. Bisogna riconoscere che nella lotta all’evasione delle grandi multinazionali l’Europa sta facendo molto.
«Non possiamo che applaudire a questo tipo di politica europea. Potere al popolo non è contro l’Unione europea. L’Europa è importante, noi siamo contro le politiche di austerity fatte sulla pelle dei lavoratori. Questi trattati così come sono non li vogliamo. Il fiscal compact non lo vogliamo. Sono per noi politiche antipopolari».
Un altro punto in comune con la Lega e la destra in generale.
«Potere al popolo non sarà forza di governo, ma entreremo sicuramente in parlamento per esprimere una forte parte della voce popolare nazionale. Per la Lega il nemico dello sfruttato è il migrante. Per noi il nemico è chi fa parte della classe egemone, chi detiene la ricchezza maggiore».
Che dire a chi collega la criminalità all’immigrazione?
«Potere al popolo risponderebbe che questa è una mistificazione della realtà. La vergogna della nostra città è Casapound presente in consiglio comunale, non sono i bisognosi che dobbiamo invece aiutare».
Non crede sia anacronistico parlare di destra e sinistra oggi?
«Purtroppo esiste ancora la destra. Soprattutto una destra che si definisce sociale come Casapound, che dice di essere al fianco dei più deboli ma che in realtà li mette gli uni contro gli altri. Inoltre si fa usare dai potenti senza accorgersene. La sinistra deve esistere, altrimenti l’alternativa è fra socialismo e barbarie. La sinistra è lottare per un mondo più solidale, cooperativo, che si batta per una giustizia sociale per tutti».