Giovanazzi e Morrone Sfida meranese
Tanti temi locali e nazionali nel confronto a distanza tra i candidati alla Camera di Merano. Morrone (Cinque Stelle): giustizia e verità. Giovanazzi (Forza Italia): Berlusconi garantisce.
Ambra Giovanazzi, 28 anni, un passato da giocatrice professionista nella pallamano, sposata e impiegata in una agenzia immobiliare. Di madrelingua tedesca, ha sposato un italiano dal cognome tedesco complicatissimo come Tschurtschenthaler e vive una realtà mistilingue.
Giovanazzi, come nasce la sua candidatura in Forza Italia?
«La mia candidatura nasce dalla grande passione per la politica locale. Da sempre ho manifestato la mia intenzione di esserne parte attiva e ora ne ho avuto l’occasione. Ho poi voluto rispondere all’auspicio del presidente Berlusconi di inserire in politica persone che vengono dalla trincea del lavoro e che conoscono i problemi della quotidianità dei cittadini».
Ci sono persone che riferendosi alla passata esperienza, mettono in dubbio l’attendibilità delle promesse di Berlusconi. Perché gli italiani questa volta dovrebbero credergli?
«Berlusconi anche secondo l’università di Siena è l’unico presidente del Consiglio che ha realizzato quasi completamente il contratto con gli elettori. Poi certamente in campagna elettorale tutti i partiti alzano un po’ il tiro, ma noi le cose che diciamo le abbiamo già realizzate. Si pensi alle pensioni minime alzate a 500 euro a 1.873.000 pensionati. Silvio Berlusconi a mio avviso è un personaggio credibile sia come politico che come imprenditore cosa che persino la cancelliera Merkel gli ha riconosciuto. Personalmente sono molto colpita dalla sua umiltà, dal suo carisma e dalla sua disponibilità umana».
Ogni giorno la Lega e Forza Italia si confrontano con posizioni diverse anche su argomenti importanti. Quale credibilità ha la vostra alleanza?
«La nostra coalizione è l’espressione più ampia della parola democrazia in quanto affrontiamo i vari problemi con idee e prospettive diverse ma con lo stesso obbiettivo. Credo che chiunque creda nella democrazia non possa che credere in noi e votare per noi».
Secondo lei la proporzionale oggi tutela di più gli italiani o i tedeschi?
«Credo che la proporzionale in Alto Adige abbia finito per tutelare tutti gli altoatesini, ma si doveva esaurire nel 2000. Ora non ha più senso, ci sono già parecchi ambiti pubblici nei quali viene disattivata perché alcuni posti fondamentali non verrebbero coperti. Io spero che noi altoatesini ci si possa presto vedere come un unico popolo senza strumenti di divisione, che unito riesca a vivere al meglio le opportunità dell’Autonomia che tutti ci invidiano. Mi sta a cuore anche l’istituzione di scuole trilingui, ormai i tempi sono maturi».
Qual è a suo avviso il problema principale della nostra provincia?
«Problemi in Alto Adige ne abbiamo diversi ormai come nel resto d’Italia. Immigrazione clandestina, sicurezza, disagio giovanile, disoccupazione, sanità e molto altro ancora».
Se le si aprissero le porte della Camera di cosa preferirebbe occuparsi?
«Quelli che ho appena citato sono anche quelli sui quali lavorerò con impegno negli anni del mio possibile mandato. Mi piacerebbe, inoltre, lavorare per far diventare la nostra provincia una “provincia pilota” per quanto riguarda l’abbattimento delle differenze tra donne e uomini negli ambiti lavorativi».