Due passaporti, solo Knoll esulta Urzì: un errore
Esulta la destra tedesca dopo l’incontro a Vienna sul doppio passaporto italo-austriaco ai sudtirolesi: «Un incontro molto positivo che ha chiarito che solo Verdi e neofascisti sono contrari a questa soluzione, sulla quale c’è una maggioranza», dice Knoll. Urzì (L’Alto Adige nel cuore): «Si sta facendo un errore, e comunque per ora tanto fumo e niente arrosto».
«Un incontro positivo che ha chiarito che solo Verdi e neofascisti sono contrari al doppio passaporto, sul quale invece c’è una maggioranza». «Uno scambio di opinioni fortemente depotenziato rispetto a quanto preannunciato, sulla cui non-ufficialità nessuno ha dissentito». Sono contrastanti i commenti, a caldo, dei consiglieri Sven Knoll (Südtiroler Freiheit) e Alessandro Urzì (L’Alto Adige nel cuore) dopo l’incontro di ieri, a Vienna, sulla questione doppio passaporto (italiano e austriaco) per gli altoatesini di madrelingua tedesca. Posizione intermedia quella dell’Obmann dell’Svp Philipp Achammer che ha ribadito il suo «sì alla doppia cittadinanza ma solo con un chiaro orientamento europeo».
Un incontro al quale gli organizzatori, e cioè i ministri di Vienna Karin Knessl (esteri) e Herbert Kickl (interni) avevano invitato tutti i capigruppo del consiglio provinciale di Bolzano, e sul quale il ministro degli esteri Angelino Alfano si era pronunciato negativamente già nelle scorse settimane, definendo l’iniziativa «incomprensibile» e annunciando l’assenza dell’ambasciatore italiano.
Cauta la posizione della Stella Alpina. «Abbiamo ribadito quanto già dichiarato negli scorsi anni — dichiara Achammer — E cioè che al doppio passaporto possiamo guardare con favore solo se con una forte caratterizzazione europea. Certo, molti dettagli vanno ancora chiariti, e in questo il governo austriaco si è detto disposto a cercare un accordo con quello italiano».
Per i secessionisti, invece, si è trattato di una mezza vittoria. «L’incontro è stato molto positivo — sostiene Knoll — e ha mostrato come sulla questione ci sia una maggioranza. Fondamentale, in questo, il sostegno ricevuto dal Tirolo. Si tratta di un segnale importante per il governo austriaco che ora vuole istituire un gruppo di lavoro per chiarire i quesiti ancora aperti».
Soddisfatto, ma con ben altre motivazioni, si dice Urzì, unico consigliere di lingua italiana presente ieri a Vienna. «L’incontro è andato bene — commenta — i deputati austriaci hanno usato toni molto garbati. Alla fine c’è stato tanto fumo e niente arrosto, dal momento che nessuno mi ha contraddetto quando ho ribadito la non-ufficialità del colloquio». La scelta di parteciparvi, spiega, «è stata dettata dalla volontà di ricordare gli obblighi da parte dell’Austria nei confronti degli accordi che hanno portato all’autonomia dell’Alto Adige e che una simile iniziativa unilaterale mette gravemente in discussione. Sulla questione gli interlocutori sono Roma e Vienna, non Bolzano. Non c’è spazio per posizioni revansciste e l’iniziativa austriaca rischia di spaccare in due la società. L’autonomia, così come la viviamo oggi, è una meta, non una tappa». Per il consigliere del centrodestra la soluzione proposta da Vienna non sarebbe paragonabile «né alla doppia cittadinanza contemplata dall’ordinamento italiano, che la prevede per quei cittadini che dimostrano di rispondere a determinati criteri, ovunque vivano, né alla situazione degli italiani in Slovenia e in Croazia i quali, dal momento che rappresentano effettivamente una minoranza al contrario degli altoatesini di lingua tedesca, non creano alcuna situazione anomala». L’appello di Urzì è duplice ed è rivolto «da una parte al presidente Arno Kompatscher perché chiarisca cosa intenda con la sua dichiarazione di non volerne parlare prima delle elezioni provinciali, e dall’altra alle forze politiche, perché escludano la possibilità del doppio passaporto dagli accordi di coalizione. Il caso va archiviato e basta».
Urzì «Nessuno spazio a posizioni revansciste L’idea non porta a nulla e divide i cittadini» Destra tedesca «La maggioranza c’è, contrari solo Verdi e neofascisti. Ora via agli approfondimenti»