Quando l’«ex» non paga gli assegni Assistiti 1.100 nuclei
Nuove norme, carcere per chi non paga il mantenimento. Capst: «Scioccati, ma le regole si applicano» In Trentino Alto Adige mediazione familiare e fondi provinciali di anticipazione riducono il conflitto
Più di 1.100 famiglie di divorziati assistite, quasi 4 milioni investiti nel solo 2016 in tutto il Trentino Alto Adige. Grandi numeri per i Fondi provinciali di anticipazione all’ex coniuge degli assegni di mantenimento dei figli minori. Strumenti che, insieme alla mediazione familiare, riducono il contenzioso legale. Carcere per chi non paga.
Carcere fino a un anno e multe fino a 1.032 euro per il genitore divorziato che non paga l’assegno di mantenimento dei figli all’ex coniuge. Misure molto severe per contrastare i comportamenti omissivi che, secondo le stime, arrivano al 30% dei casi sul piano nazionale. Nelle Province autonome di Trento e Bolzano l’incidenza è contenuta dall’esistenza di fondi territoriali di anticipazione dei contributi agli affidatari, con successiva rivalsa sul genitore chiamato al contributo di mantenimento. Nel 2016 la Provincia di Trento ha anticipato 1.598.000 euro a beneficio di 515 nuclei familiari, con una spesa media di circa 3.100 euro per nucleo. Sempre nel 2016, la Provincia di Bolzano ha messo in campo risorse per 2.299.341 euro, a sostegno di 634 famiglie con 981 minori, con una spesa media di poco superiore a 3.600 a nucleo. Nel 2017 la spesa in Alto Adige è stata di 2.350.284 per 660 famiglie e 1.037 minori, pari a una media di 3.561 euro. Nel 2004, primo anno di istituzione del fondo a Bolzano, erano stati erogati 279.363 euro a 128 famiglie con 198 minori. Il tasso di restituzione è molto contenuto, annualmente attorno al 10%, con soglia del 14% per il 2017. Le nuove sanzioni del codice penale, per Giorgio Tavernini, potrebbero segnare una ripresa della conflittualità «Personalmente sono rimasto scioccato — sostiene il presidente del Centro aiuto papà separati di Trento (Capst) che dichiara un centinaio di aderenti — ma si deve lavorare con le norme che ci sono. Certo, quando cominciano le guerre tra gli ex coniugi, chi perde sono soprattutto i bambini». Per muoversi nel nuovo quadro, cruciale sarà la formazione degli operatori. «L’aggiornamento per noi è costante — assicura Sandra Dorigotti, presidente Associazione laica famiglie in difficoltà (Alfid) che nel 2016 ha seguito 840 persone — e lo stesso accade per i funzionari dei servizi sociali nei diversi Comuni del territorio. Il nostro obiettivo è condurre all’accordo le parti, evitando il contenzioso legale. E i fondi provinciali di anticipazione sono stati importantissimi, specie in questi anni di crisi economica». Un quadro simile a quello delineato da Elio Cirimbelli per l’Alto Adige. «Negli ultimi anni — spiega il direttore dell’Associazione separati e divorziati (Asdi) di Bolzano che nel 2016 ha curato oltre 700 casi — è cresciuta la fatica a recuperare le somme anticipate, nella maggior parte dei casi per la perdita del lavoro. Quando arrivano gli avvisi dalla Provincia per il mancato rimborso delle somme anticipate è bene non ignorarli, ma rivolgersi all’ente per concordare la modalità di rientro, evitando problemi ulteriori e pignoramenti». A rendere meno complesso il meccanismo, l’assunzione di responsabilità condivisa tra i coniugi che si separano. «Sempre più — spiega il direttore Asdi — affrontano il percorso insieme, perché la condivisione permette di prevenire futuri conflitti». Ragion per cui l’inasprimento delle sanzioni riguarderà solo un piccolo spicchio. «Si arriva al penale solo in extremis e quando si acclara che l’omissione non è per problemi economici verificati».
Cirimbelli Sempre più ex coppie affrontano insieme un percorso conciliativo Al penale si arriva solo quando l’omissione è slegata da problemi economici