Sordomuti, la polizia a scuola di linguaggio dei segni
Trenta dipendenti della questura seguono il corso alla Levinas. «Siamo apripista in Italia»
«Esserci sempre». Anche per chi, come le persone sordomute, ha fisiologiche difficoltà a comunicare, soprattutto in casi di emergenza. La questura di Bolzano, prima in tutta Italia, ha intrapreso già da diverso tempo un percorso encomiabile, al quale in aprile si è aggiunta una nuova tappa: 30 dipendenti della polizia di stato, tra Digos, squadra Volante, ufficio Immigrazione e in generale provenienti da tutte quelle sezioni che hanno maggiormente a che fare col pubblico, hanno iniziato una formazione di 36 ore per imparare il linguaggio dei segni. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con l’istituto per le professioni sociali «Levinas», che ha messo a disposizione personale per l’insegnamento del Lis. Un primo gruppo sta svolgendo attualmente il corso, mentre a maggio vi sarà un secondo gruppo di dipendenti della polizia che seguirà le lezioni. «Abbiamo l’esigenza di poter comunicare anche con persone audiolese, sapere come il poliziotto che interviene in caso di bisogno può rapportarsi con chi ha difficoltà», ha spiegato il vicequestore e dirigente dell’Ufficio Personale Cinzia Cellucci. Dopo l’applicazione per segnalare le emergenze, presentata alcuni mesi fa, arriva ora il corso, «che vorremmo estendere a tutte le questure d’Italia come nostra formazione professionale», ha aggiunto ancora la dirigente. «È nelle corde del nostro istituto rispondere a esigenze sociali sul territorio, formiamo chi dovrà recepire e soddisfare certi bisogni e siamo quindi molto felici dell’iniziativa», ha spiegato il dirigente della Levinas Alberto Conci.