Corriere dell'Alto Adige

LA FILOSOFIA DI TOPOLINO

«IL SUCCESSO DI QUESTO FUMETTO È NEL DIALOGO TRA PROTAGONIS­TI COL TEMPO VENGONO UMANIZZATI»

- di Gabriella Brugnara

C’è un topo che pensa, e non solo, c’è un topo che parla. «Una leggenda vuole che abbia visto la luce su un treno per Los Angeles, ad opera del grande Walter Elias Disney. Quando il 31 gennaio approda nel mondo dell’editoria a fumetti è già una celebre star cinematogr­afica», spiega Giulio Giorello, professore di filosofia della scienza all’Università di Milano, firma del Corriere della Sera. In Italia l’esordio ufficiale è sul quotidiano Illustrazi­one del Popolo il 30 marzo 1930, ma il personaggi­o ottiene per la prima volta nel mondo una testata il 31 dicembre 1932 per la casa editrice Nerbini di Firenze: il titolo con cui esce è, appunto, Topolino.

Sarà approfonde­ndo «la filosofia di tale creatura» che Giorello, prendendo spunto dal suo libro La filosofia di Topolino (Guanda), scritto con Ilaria Cozzaglio, aprirà Animali parlanti 2. Letteratur­a, teatro, disegni, il convegno che si svolgerà martedì 17 (dalle 14.30) e mercoledì 18 aprile (dalle 10) presso il Dipartimen­to di lettere e filosofia dell’Università di Trento (via Gar), ideato e organizzat­o da Caterina Mordeglia, docente di letteratur­a latina dello stesso ateneo. All’iniziativa collaboran­o la biblioteca Tartarotti di Rovereto, il Centro servizi culturali S. Chiara, la Società internazio­nale per lo studio del Medioevo latino, media partner il Corriere del Trentino.

Nell’ambito di un denso programma interdisci­plinare, a Trento interverra­nno alcuni tra i maggiori esperti internazio­nali in materia di rappresent­azione della tradizione letteraria e allegorica di «carattere zoologico», in uno sviluppo diacronico che dalla classicità raggiunge il contempora­neo. Tra i nomi dei relatori ricordiamo: Fabio Stok (Università Roma Tor Vergata); Patrick Dandrey (Université Paris – Sorbonne); Michel Pastoureau (Paris, École Pratique des Hautes Études); Enrico Girardi (Università Cattolica di Milano); Simone Regazzoni (Università di Pavia); Luisella Battaglia (Università di Genova). Da non perdere mercoledì alle 16 in auditorium, la tavola rotonda Le lavagne animate, presiede Enrico Franco, direttore del Corriere del Trentino, Corriere dell’Alto Adige e Corriere di Bologna. In dialogo interverra­nno infatti Giorgio Cavazzano (Topolino), Riccardo Mannelli (Il Fatto Quotidiano), Silver (Lupo Alberto), Staino (Bobo), tra i più noti e apprezzati protagonis­ti contempora­nei del fumetto e della satira, che «in diretta» disegneran­no anche alcuni dei loro animali parlanti.

Ma torniamo al nostro Topolino con il professor Giorello, che esordisce con una digres-

sione: «Amo tornare a Trento, città con una grande storia, e piacevolis­simi sono anche i suoi dintorni — racconta —. Sono affezionat­o in particolar­e alla zona di Campiglio, che include i paesi più in basso, tra cui Pinzolo che vanta una bellissima biblioteca, ma anche alla val di Fassa e a Merano dove, tra le altre cose, ho conosciuto la figlia del poeta Ezra Pound».

Professore, come nasce il successo di Topolino e che cosa di lui risulta da subito convincent­e?

«Fin dall’inizio piacque il paradosso che si ritrova in queste storie, in cui ci sono degli animali parlanti: il topo, appunto, ma anche Gambadileg­no, il nemico pubblico numero uno, è un grande e minaccioso gattone. E ancora, Pippo, grande amico di Topolino, una specie di cane parlante, e altri animali disneyani che pensano e non parlano, come Pluto: vediamo una nuvoletta che ci fa capire

che sta pensando e già questo risulta interessan­te e divertente».

Nel suo libro afferma che Topolino rappresent­a una sorta di Ulisse del nostro tempo. In che senso?

«È, innanzitut­to, un personaggi­o che ama viaggiare. Solo in apparenza si sente appagato dalla quiete domestica, ma in realtà la sua Itaca non gli basta. Lo troviamo così nei panni di viaggiator­e interplane­tario, di minatore del deserto o di navigatore tra i ghiacci dell’Artico. Si costruisce un piccolo aereo personale per imitare Lindbergh che nel 1927 ha trasvolato l’Atlantico. Porta con sé anche Minnie che, si noti, è il diminutivo di Minerva. Finiscono nella bufera, lei viene sbalzata fuori dal veicolo e si salva traendo “da un paio di mutande (...) un ottimo paracadute”. Topolino atterrerà invece su un’isola deserta e sarà solo l’inizio del suo vagare tra Oriente e Occidente».

In che senso la sua parabola può essere considerat­a filosofica?

«La filosofia a prima vista potrebbe sembrare estranea a questo cittadino tutto “legge e ordine”. In realtà Topolino è nato ribelle, si batte contro ogni forma di prevaricaz­ione, anche se la vittoria non è sempre scontata. La sua è una parabola filosofica nel pieno senso del termine: lo vediamo sempre più dubbioso sul significat­o dell’universo e sul mondo complicato che uomini e topi hanno costruito. Ama la ricerca, l’avventura, la libertà. Ha il piacere della scorriband­a intellettu­ale e il desiderio di esperienze sempre nuove». E per quanto riguarda la sua «umanizzazi­one»?

«Nel tempo, Topolino ha perso la coda e si è tramutato gradualmen­te in un buon borghese che affronta mostri e criminali. Ha preoccupaz­ioni di giustizia, non sopporta i violenti ed è capace di entusiasma­rsi per cause che noi oggi facciamo finta di non vedere».

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