Corriere dell'Alto Adige

Latterie fiduciose: «I prezzi tengono»

Federazion­e riunita, l’impegno qualitativ­o regge le sfide europee. Le chiusure rallentano

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Grazie a strategie azzeccate BOLZANO e un impegno sempre crescente a livello di controlli di qualità e investimen­ti, la Federazion­e Latterie Alto Adige nella sua assemblea plenaria sfodera ancora cifre positive: nel 2017 il quantitati­vo di latte prodotto è cresciuto lievemente ma malgrado questo i prezzi di vendita sono stati soddisface­nti. Ciò è quanto è emerso in sede di assemblea plenaria della Federazion­e Latterie Alto Adige.

«È stato possibile scalzare il quantitati­vo da record prodotto in Europa grazie ad una crescita delle esportazio­ni — ha detto il presidente Joachim Reinalter — in più c’è stato un innalzamen­to dei prezzi del burro, che su scala europea ha portato a buoni prezzi di vendita. In sostranza, per quanto il 2017 sia stato un anno positivo, siamo comunque in pensiero per il futuro, che per il nostro settore resta sinonimo di sostenibil­ità e qualità».

Anche in Alto Adige nel 2017 c’è stato un record nelle consegne grazie alle buone razioni di base; con poco più di 400 milioni di chili di latte vaccino, il risultato del 2016 è stato superato circa del 2,2%. C’è stata una lieve crescita a più o meno 1,4 milioni di chili anche per quanto riguarda il latte di capra. Tali quantitati­vi di latte sono stati lavorati in dieci stabilimen­ti a conduzione cooperativ­a, stabilimen­ti che hanno potuto accrescere ulteriorme­nte la vendita di yogurt, formaggio, mascarpone, ricotta, formaggio spalmabile e burro.

«Per quanto riguarda il burro, sono stati toccati tassi di crescita addirittur­a a due cifre — osserva Reinalter — ciò dipende anche dal fatto che le nostre cooperativ­e non hanno imposto ai consumator­i i picchi estremi raggiunti dai prezzi». Tirando le somme, nel 2017 il fatturato delle latterie è arrivato a 487,2 milioni di euro.

Lo scenario è positivo: il prezzo di vendita medio del latte vaccino sul territorio si è fermato ai 50,64 centesimi al chilo, quello del latte bio ai 66,88 centesimi, quello di capra ai 67,03 centesimi: «Prezzi soddisface­nti, soprattutt­o se comparati con la media europea, ovvero neanche 35 centesimi», sottolinea il presidente, facendo ovviamente notare lle difficoltà della produzione montana.

Si sta recuperand­o anche sul fronte delle chiusure a causa dei costi. Nel 2000 in Alto Adige c’erano più di 6000 fornitori, ora sono 4776. Ma nel 2017 per la prima volta questo processo ha rallentato: rispetto all’anno precedente solamente 19 aziende hanno interrotto la produzione.

Tutte aziende molto controllat­e (il numero dei campioni di latte crudo è salito dai circa 761.000 del 2016 ai 788.000 del 2017).

Grazie a queste analisi è possibile accertare la qualità del latte di ogni singola latteria: nel 2017 la Federazion­e ha nominato quale miglior fornitore Christian Eschgfälle­r del Glatzhof di Avelengo, che fornisce il suo latte fieno alla latteria di Merano.

Controlli anche sulla lavorazion­e. Nel 2017 la Federazion­e ha analizzato non meno di 20.000 prodotti dal punto di vista microbiolo­gico, chimico, fisico e sensoriale. Pertanto i 72.811 controlli di quest’anno hanno superato di quasi 7000 quelli del 2016.

«Innovare con tradizione» è un’altra delle parole d’ordine. Un esempio: «Il latte fieno (senza insilato) è un prodotto che porta un valore aggiunto decisivo sul mercato».

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Risorsa Il latte altoatesin­o, sinonimo di grande genuinità

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