Frode fiscale da 15 milioni Arrestato un commerciante
Bolzanino finisce nei guai. La difesa: accuse tutte da provare
Un commerciante bolzanino di 35 anni è stato arrestato con l’accusa di aver realizzato una maxi frode fiscale da 15 milioni di euro. A questa somma ammonterebbe infatti l’Iva evasa secondo i calcoli della Procura effettuati in fase d’indagine.
Il commerciante secondo l’accusa avrebbe evaso l’Iva per ben 15 milioni di euro, nel corso di alcuni anni di attività commerciale, attraverso il meccanismo della «frode carosello» e grazie alla complicità di una società cartiera. Il meccanismo fraudolento si basa su operazioni triangolari tra paesi membri della Comunità Europea e con l’introduzione di una società, cosiddetta «missing trader», che fa da filtro. Per aggirare la normativa sul regime Iva degli acquisti intracomunitari, il fornitore fattura la merce alla società cartiera italiana, in regime di non imponibilità Iva. La società interposta, cioè la «missing trader», acquista il bene e lo rivende applicando l’aliquota Iva ordinaria ma senza versarla: il suo unico scopo è creare fatture per operazioni inesistenti. La titolarità di queste società viene spesso affidata a soggetti prestanome, e nel caso specifico si trattava addirittura di un pregiudicato che si trova rinchiuso nel carcere di Rebibbia. Infine, la società italiana reale acquirente della merce, porta in detrazione l’Iva pagata e assolta sull’acquisto, creandosi un indebito credito Iva ed inoltre acquista il prodotto ad un prezzo più vantaggioso. Nel caso del commerciante bolzanino, che gestiva un’attività di vendita esclusivamente su internet, il giudice Emilio Schönsberg ha disposto la misura cautelare, ora revocata dal tribunale del riesame, ravvisando il pericolo di reiterazione del reato, visto che continuava ad operare sul mercato. In dicembre erano stati acquistati prodotti elettronici (smartphone e tablet, poi rivenduti sottocosto) per una somma di ben 500mila euro. Il commerciante respinge le accuse, spiegando di avere anzi perfino incaricato un commercialista di verificare che i fornitori ai quali si rivolgeva fossero in regola con il pagamento dell’Iva. L’avvocato difensore, Stefano D’Apolito, commenta: «Si tratta di accuse ancora tutte da provare. Il mio assistito è innocente, ed è finito suo malgrado in questo filone d’inchiesta di un’altra indagine romana». Il giudice Schönsberg ha comunque chiesto un sequestro preventivo di 20 milioni di euro, ma il commerciante indagato non ha nemmeno una minima parte di questa somma. Nel frattempo gli arresti domiciliari sono stati revocati, ma il tribunale del riesame ha comunque disposto nei confronti del commerciante il divieto di svolgere attività imprenditoriale.