SUDTIROLO, L’IMMAGINE INCRINATA
Trasparenza e meritocrazia sono indispensabili per garantire la buona amministrazione della cosa pubblica. Quando questi valori vengono sacrificati o anche soltanto subordinati alle logiche di interesse e di appartenenza al gruppo (qualunque esso sia), prima o poi la macchina s’inceppa. L’ennesima ombra sulla tradizione di efficienza sudtirolese dovrebbe perciò indurre a una riflessione politica ampia, ma è inutile farsi illusioni: con le elezioni provinciali ormai imminenti, assisteremo al solito gioco delle parti con dichiarazioni scontate. Insomma, ognuno tirerà l’acqua al proprio mulino, magari formulando anche osservazioni ragionevoli, ma senza tentare di affrontare la questione sotto ogni punto di vista.
La vicenda della gara per l’affidamento del trasporto pubblico extra-urbano, revocata in autotutela dalla giunta provinciale dopo aver scoperto presunte irregolarità, è emblematica. Il bando era stato costruito sostanzialmente con lo scopo di garantire lo status quo: non è una novità, considerando le molte volte in cui il principio dell’autonomia è stato interpretato come il mezzo per garantire l’esistente, anziché farlo evolvere. Un «affare» da 800 milioni di euro (799,8 per la precisione) è stato così frazionato in quattro pezzi non per garantire un migliore servizio ai cittadini, e neppure per assicurare minori costi, ma unicamente per avere di fatto la certezza che le piccole imprese delle valli Isarco e Pusteria non perdessero il lavoro finora svolto.
Certo, è comprensibile che si vogliano evitare conseguenze negative per centinaia di piccole aziende e per i loro dipendenti, ma ciò non dovrebbe avvenire alterando artificiosamente la libertà di concorrenza. Stabilire che nessuno può ottenere più di due appalti di trasporto consente forse di risparmiare denaro oppure avvantaggia gli utenti? Evidentemente no, anzi danneggia le stesse imprese che, credendo di poter contare su un mercato protetto, non sono stimolate ad adeguarsi al passo dei tempi, neppure sotto il semplice profilo delle certificazioni richieste.
Archiviare il tutto come un singolo incidente di percorso sarebbe riduttivo. Pur sapendo che parliamo di questioni assai diverse, il caso che ha investito i trasporti segue di pochi giorni quello che ha turbato la sanità, dove il personale ha rischiato di trovarsi privo di copertura assicurativa per gli imprevisti del mestiere, evenienza scongiurata dal Landeshauptmann Kompatscher, pronto anche a sfiduciare perciò il direttore generale dell’Azienda sanitaria, Thomas Schael. Vale inoltre la pena di ricordare che, se nel complesso i nostri ospedali offrono un ottimo livello di cura e assistenza, come testimonia il posizionamento ai vertici delle graduatorie nazionali, le pecche non mancano: il sindaco del capoluogo ha dovuto addirittura scrivere all’assessora provinciale per sollecitare provvedimenti sui tempi di attesa al pronto soccorso (dove peraltro lo scorso inverno era scoppiata la polemica sulla presenza notturna di senzatetto in cerca di riparo). Infine, come non pensare alle vicissitudini nel campo dell’energia idroelettrica, al pasticcio della gestione dei fondi sociali europei e alle varie inchieste della magistratura e della Corte dei conti? Anche qui, certo, i parallelismi automatici sarebbero fuorvianti e le assoluzioni non sono mancate, ma di sicuro possiamo affermare che l’immagine del buon governo è almeno lievemente incrinata.
La caccia alle streghe non serve, né servono le esagerazioni che ignorano meriti e virtù largamente presenti: minimizzare, però, porta inevitabilmente a diffondere la malattia, non ad arginarla.