Al Brennero si alza il muro Pochi migranti
Al confine un’atmosfera pre-Schengen Controlli a caccia dei (pochi) migranti
L’Austria intensifica i controlli antimigranti al Brennero: è l’ennesimo messaggio di rigidità verso l’Italia e l’Europa intera. Per entrare in Tirolo serve rallentare, sfilare davanti ai frontalieri, esibire i documenti o, almeno, tenerli pronti. Praticamente, una cartolina ingiallita pre-Schengen.
Brennero di qua, BRENNERO Gries am Brenner di là. Località contrassegnate da cartelli stradali che, da oltre vent’anni, non notava più nessuno: la strada è un rettilineo interrotto da qualche rotonda creata per agevolare l’ingresso all’imponente outlet che copra la vista dell’A22. Uno sguardo veloce all’edificio rosso a forma di navicella spaziale, ed eri già di là: l’Italia nello specchietto retrovisore, l’Austria a tutto campo nel parabrezza.
Fino a ieri. Ora non c’è tempo per guardarsi intorno: per entrare in Tirolo serve rallentare, sfilare davanti ai poliziotti, esibire i documenti o, almeno, tenerli pronti. È la novità annunciata da settimane, mesi, di attriti a livello internazionale che hanno portato nei giorni scorsi all’annuncio di Vienna: sospendiamo il trattato di Schengen, chiudiamo il valico del Brennero. Un annuncio antistorico, anacronistico, con cui l’Österreich mostra il suo volto teutonico, pesta i pugni e rituffa l’Europa indietro di 23 anni, prima del 26 marzo 1995, quando la libera circolazione dei cittadini comunitari e le frontiere aperte erano solo un sogno offuscato da una realtà fatta di controlli doganali dal sapore sovietico. Per quattro giorni, dalla mezzanotte di ieri fino a venerdì, il confine tra Italia e Austria è tornato quello che era: una cartolina ingiallita rimasta nel fondo di un cassetto dalla Prima Repubblica. Una misura straordinaria che i Paesi Ue possono adottare in via eccezionale: l’Italia lo ha fatto tre volte, in occasione di due G8 e del G7 dello scorso anno. Vienna aveva già fatto questo «scherzetto» nell’estate 2008, per il campionato europeo di calcio, e a novembre 2015 per problemi legati all’immigrazione e al terrorismo.
Ora ci risiamo: il premier Kurz annuncia di voler «proteggere il popolo austriaco», si arriva ai ferri corti con l’Italia e si alzano le frontiere. Solo in uscita, vista da qui. Solo in entrata, vista da lì. Negli ultimi giorni le Cassandre si erano scatenate, paventando code interminabili di tir sull’A22, con traffico, caldo, smog, merci ostaggio della burocrazia e file di auto di turisti a boccheggiare sotto la canicola. Non è andata così. Ieri non ci sono stati disagi o incolonnamenti né sulla statale, né sull’Autobrennero né sull’asse ferroviario. Un certo disagio avvicinandosi al «posto di blocco», però, è impossibile non provarlo. Coni fosforescenti, limiti di velocità a 30 all’ora e cartelli in tedesco «Halt Grenzkontrolle» annunciano l’anomalia che, in una scalata di marcia, si presenta come un’impalcatura in legno che fa «ponte» tra due casottini grigi prefabbricati. Fuori, solo uomini in divisa: blu i poliziotti d’oltreconfine, basco obliquo e pistola nella fondina, mimetica i militari dell’esercito austriaco, braccia conserte e gambe larghe infilate negli anfibi. Sguardi vitrei, tra il severo e l’assente, si posano sui volti di conducenti e passeggeri e nella stragrande maggioranza dei casi l’auto viene invitata a circolare con una «virgola» disegnata nell’aria dalla paletta bianca e rossa. Tanto in A22 quanto sulla statale, macchine, camper, moto, furgoni e camion rallentano giusto quei dieci secondi necessari a superare la «frontiera». Sempre. A meno che, a bordo, non compaia un volto «sospetto», vale a dire non occidentale.
In una mattinata al Brennero, gli unici veicoli fermati — per un rapido controllo dei documenti, e poi «raus!» — sono stati quelli dei pochi
Documenti in mano alla barriera tra l’Italia e l’Austria
Statale, autostrada e linea ferroviaria presidiate
«stranieri» transitati per il confine. Non stranieri italiani, visto che la polizia è austriaca. Né stranieri tedeschi, olandesi, francesi o belgi. Quelli sono turisti. Gli «stranieri» sono quelli con la pelle scura o con i tratti balcanici: pakistani, slovacchi, turchi, maghrebini. Bastano poche decine di minuti per capire che l’unico motivo dei controlli è intercettare l’ingresso di potenziali migranti irregolari. Un «esercito» di 149 persone intercettate negli ultimi sei mesi contro i quasi tremila dell’intero 2017 e i circa 12mila del 2016. L’imbarazzo degli automobilisti di fronte alle uniformi trovano speculare disagio nell’eccessiva rigidità